23 febbraio 2021

RSA, NON PARCHEGGIO TEMPORANEO PER PROFESSIONISTI

Sono Infermiera. Magari Infermiera vecchio stampo ma, Infermiera e non so rinunciare alla nostra, di miei colleghi e mia, professione. Pur non esercitando, seguo l'evolversi della formazione degli Infermieri e dell'assistenza infermieristica discutendone con i miei colleghi. Ho amato l'ospedale in cui ho lavorato per molti anni, era un po' anche mio, stimando al di là di ogni più terribile cronaca il Presidente e fondatore, don Luigi Verzé con il quale ho sempre avuto modo di mantenere uno scambio di vedute in merito alla professione infermieristica da esercitarsi con competenze scientifiche, autorevolezza e responsabilità fondate sui principi cristiani. So che, attualmente, la stragrande maggioranza dei neolaureati ambisce ad esercitare in dipartimenti ove si esprimono le competenze e le conoscenze più approfondite, in continuo aggiornamento. Pochi sono coloro i quali trovano soddisfazione nel prestare la loro opera nelle medicine un tempo dette "generali", quasi tutti coloro i quali accettano di lavorare nelle RSA considerano l'esperienza momentanea, di passaggio in attesa di concorsi per accedere a strutture ospedaliere. Prestare assistenza nelle RSA, prendere in carico gli anziani, non significa essere Infermieri di "seconda categoria", non deve risultare un appiattimento della professione. Per gli anziani che in quelle strutture vivono gli ultimi tempi della loro esistenza terrena, è necessario un interesse speciale: l'infermiere deve scoprire o riscoprire la persona, deve imparare a riconoscere in quei corpi sfatti e nelle menti talvolta spente,il suo simile, il suo prossimo. La chiamano, chi non conosce la professione," assistenza di base" e qualcuno ha pensato persino di elencare i LEA giustificando quasi l'eventuale venir meno alla soddisfazione di bisogni non elencati. Infermieri, non lasciatevi portar via la competenza di individuare i bisogni non detti ma, significativi e pressanti nell'anziano, nel singolo anziano! Guardate oltre l'apparenza e impegnatevi a scoprire in ognuno di loro il vissuto che lo ha reso creatura umana sociale, importante protagonista della collettività in cui ha vissuto per l'opera delle sue mani, per un particolare dono intellettivo. Davvero non avete nulla da proporre per migliorare, risvegliare la voglia di vivere nell'anziano? In questa faticosa fase pandemica di covid-19, voi Infermieri siete i loro punti di riferimento: da voi dipende il loro labile equilibrio di salute psicofisica più che da qualunque altra figura professionale. Siete voi responsabili dell'assistenza infermieristica, non solo perchè scritto e legalmente confermato. Datevi da fare, seppur tenendo d'occhio ogni concorso. Siate fieri di lasciare una traccia significativa non per essere ricordati ma, per aver migliorato i giorni di vita degli anziani. Per voi stessi, non fatevi mai trovare inadempienti dai parenti degli anziani a voi affidati. Ora che gli incontri con i loro cari sono contigentati, rari e troppo brevi, ogni vostra parola, ogni vostra risposta ha un significato particolare; persino dal tono della voce il parente cerca di intuire la vostra sincerità, il vostro onesto interesse per il loro caro. Non sottovalutate mai la possibilità, il rischio, di avere come interlocutore in vostro collega: sia il vostro linguaggio appropriato e consono all'appellativo "dottore" che vorreste vi fosse più ampiamente riconosciuto, siate onesti e sinceri. E, come si diceva un tempo, ma l'uomo è sempre uomo e i suoi bisogni non cambiano, prova a pensare: se quel vecchio di cui non ti preoccupi fosse tuo nonno, lo tratteresti così? Le RSA non devono essere il parcheggio temporaneo per infermieri dalle alte aspirazioni: l'infermiere è infermiere sempre, così come il medico è medico sempre e l'assistenza va erogata con competenza e passione in qualunque situazione si trovi l'uomo in stato di bisogno.

14 febbraio 2021

QUALE AMORE

Di quale amore potrei amarti se non dell’amor di Dio!?! In Chi asciugherei le lacrime incomprese, in Chi mi riparerei confessando mio il torto, Chi coraggio mi darebbe per promuover pace, tornar al sereno dopo la tempesta!?! Ti amo dell’amor di Dio che tu preghi nel tuo cantuccio chiedendo a tua volta il Suo intervento allor che ti paio strana, distratta e un po’ lontana e, ecco il miracolo si compie! Nel Suo amor ci ritroviamo entrambi , ciò di cui tacio tu rifletti, coraggio infuso dal nostro Dio insieme proseguiam il nostro cammino, sostituita con la lode ogni respinta umana tentazione. Di quale amor ci nutriremo se non dell’amor di Dio nel tempo ormai presente della passione affievolita, dell’arrivederci sempre più imminente, in quale amore potremmo mai riporre gioia, speranza eterna di proseguir il nostro star vicini oltre tutti i confini!?! Giorno dell’amore sia perenne nell’amor di Dio vissuto e speso.

09 febbraio 2021

ONORA TUO PADREE TUA MADRE

Onora tuo padre e tua madre Nessuno ci insegna ad amare la nostra mamma ed il nostro papà, quando siamo piccoli. Non sappiamo nemmeno cosa sia il “voler bene”, di quale carico di significati sia ricca quell’espressione. Tutti noi dai capelli bianchi ricordiamo l’imbarazzante ( e sciocca) domanda “vuoi più bene a mamma o a papà?”; ora credo e spero sia un quesito obsoleto e in disuso. Se non altro per evitare contese e discussioni per quei genitori che vivono separati, costretti a contendersi i figli. Onora tuo padre e tua madre: chissà se ci ricordiamo che non è una formula per la corretta convivenza fra persone ma, la volontà di Dio, scritta col Suo dito sulle tavole di pietra che Mosè portò al popolo d’Israele!?! Obbedire a Dio. Per molti oggi è anacronistico, quindi non si attribuisce il significato che Dio dà al verbo onorare. Che significato si dà, allora, a quell’imperativo “onora”? Nel dizionario Treccani, fra i molti significati esplicativi del verbo, mi colpisce “In senso più concreto, fare onore, fare cioè atto che dimostri la stima, il rispetto, l’ossequio verso qualcuno”. Ci sono comportamenti, da parte dei figli nei confronti dei genitori, che testimoniano il loro onorarli e non credo siano per tutti i medesimi ma, credo si adattino alle aspettative dei genitori secondo il loro concetto di “educazione”. Non è così difficile, ai giorni nostri, ascoltare bambini che si rivolgono ai loro genitori con epiteti rasenti il turpiloquio senza che i genitori li riprendano pretendendo il dovuto onore. Onore calato nella quotidianità, applicato all’agire pratico, concreto con cui viviamo la nostra convivenza con i nostri genitori e successivamente quando, adulti, li lasciamo per formare una nostra famiglia. Io sono fra quelle persone che hanno vissuto una profonda conflittualità con un genitore, nel mio caso con mia mamma; riconosco di aver assunto per molto tempo comportamenti ribelli, trasgressivi degli insegnamenti impartitimi offendendo lei in persona e nel suo ruolo. Per anni, pur avendo accettato Gesù nel mio cuore come personale salvatore, non sono riuscita a superare certe sofferenze che, quanto più cercavo di dimenticare, tanto più all’improvviso riaffioravano. Apparentemente onoravo mia mamma, vedova ormai da decenni, non facendole mancare nulla ma, di fronte agli apprezzamenti di conoscenti e paesani, nel mio cuore avvertivo un profondo disagio. Il Signore mi ha aperto gli occhi e la mente una domenica, durante un culto, mentre pregavamo. Mi sono ritrovata a considerare il privilegio di conoscere il Signore e di poter fare affidamento sulla sua promessa di vita, vita eterna per chi crede in Lui. Il mio ringraziamento al Signore per i giorni attuali, si è fermato di fronte a una considerazione: non avrei giorni di vita da raccontare se non fossi nata. Sono nata perché i miei genitori hanno cercato e voluto la mia vita. Sono viva grazie a Dio che mi dona i giorni da vivere e perché i miei genitori risposero partecipando al piano di Dio che ha istituito la famiglia. Ho conosciuto il Signore perché i miei genitori mi hanno permesso di partecipare alla vita terrena. Onora tuo padre e tua madre. Il comandamento dato da Dio mira alla stima dovuta a coloro che ci danno la vita, i nostri genitori, per averci messi al mondo, per aver condiviso con noi la loro fede. Grazie al nostro essere qui, dotati di corpo e di mente, capacità di intendere, abbiamo modo di conoscere personalmente il Signore, di essere salvati e di arrivare alla vita eterna. Quale onore grande e sincero meritano! Ogni sofferenza e ogni contestazione nei confronti di mia mamma, hanno perso significato. A chi obietta che non tutti i genitori crescono i figli nella fede in Dio, il Creatore, rispondo: vero ma, ognuno di noi ha in sé il senso dell’infinito, la necessità di cercare la verità sull’origine della vita. Nessuno di noi è esente dal dibattere se esista o non esista Dio. Nel momento in cui noi figli conosciamo Gesù, abbiamo modo di onorare i nostri genitori, facendo un atto che dimostri concretamente la stima per loro: parlare loro di Gesù e pre
gare per loro affinché Lo accettino nella loro vita. Quale privilegio abbiamo, genitori e figli, di onorarci a vicenda per il dono della vita! Con l’aiuto di Dio, viviamola e spendiamola secondo la volontà del nostro Creatore sino all’ultimo respiro prima di riaprire gli occhi nella vita eterna con Lui.

08 dicembre 2020

INTERVENTO DIVINO

Nella stretta e nella morsa della sofferenza, mio Gesù, cerco e trovo l'amore della Tua chiesa! Si scioglie ogni mio dolore nell'abbraccio in cui ci unisci, tutti,
noi Tuoi figlioli che gustiamo il pregio del''essere la Tua famiglia. Scema la stretta, scema la sofferenza nell'esplosione del Tuo amore che mi rammenta la preghiera della mia sorella, del mio fratello nella volontà che Tu hai preparato per ogni giorno del tempo che ci hai donato.

DICEMBRE 2020

Milano coraggiosa accendi le luci a sconfigger la paura che padroneggia l'animo di volti dal sorriso drogato. Sarà natale, quello dei regali, principe di ogni pensiero che spazio non trova nel cuore sincero ove non vi è culla di speranza nè di certezza. Pavoneggianti marionette curiosano, occhi annebbiati dal respiro che sfugge alla mascherina non vedono chi maneggia le fila permissive dei loro passi, orecchie non intendono lo sforbicio prossimo a decretare il loro destino. Zac! Chi, Milano mia, a Scala proibita, ti vuol tutta teatro del dramma umano? Vaneggianti menti sorridono al tuo intorpidire, vanità d'abbondanza ti circuisce e nessuno della verità osa farti partecipe! Città mia, sì terribile inganno non meriti!