17 novembre 2025

DIGNITA' RUBATE

" Sto tant mal, Tiziana, porteme in bagno!" ( "Sto tanto male, Tiziana, portami in bagno!") È la richiesta che da giorni accompagna tua madre, di colpo non più autosufficiente e costretta a indossare il pannolone. " Falla lí che poi ti cambiamo!" è la solita risposta, che vorrebbe essere di incoraggiamento , quante volte anch'io io l' ho detta, mentre tutto di te ti dice quanto sia umiliante la tua proposta. " Sto mal, Tiziana, sto tanto mal" ( " Sto male, Tiziana, sto tanto male") ma tu non puoi far nulla se non cercare di distrarla finché tu riesci a mantenere la calma. Un sorso d' acqua, un cucchiaio di budino, un assaggio di passato di verdura, è arrivata la cena, " la signora mangia?" e no, la signora non mangia. Non resisti; dove sarà l' infermiera? Le telefoni, è necessario l' antidolorifico in vena " Ma tu sei in struttura? Ah sí!?! Arrivo fra una mezz'oretta". Gliela faremo ad aspettare? Ci provi, ma no, non va. Richiami e pretendi l' intervento immediato, la mezz'ora è ampiamente trascorsa e non accetti più nemmeno il " fra un momentino arrivo". E poi discuti sulla velocità di infusione del farmaco mentre tua mamma interpellata cerca di minimizzare la sua sofferenza, " el pasarà". (" passerà"). Chiedi da quando non evacua, tua madre soffre di stipsi, " ogni tre giorni eventualmente si somministra il lassativo" arriva puntuale la consolidata tiritera a cui contrapponi la tua " mia mamma vorrebbe almeno essere messa sulla comoda perché non vuole sporcare e si trattiene"; risultato: non c'è modo di sapere a quando risalga l' ultima evacuazione degna di tal nome. Passa il tempo, il pannolone l' hai sostituito tu al tuo arrivo, ti chiedi se sia il caso di aspettare l' intervento del personale, preferisci rimanere ancora un po' accanto a tua madre che sembra più tranquilla, perché in te non si spegne il dubbio di cosa mai succeda quando lei è sola, considerato lo stato di agitazione e disperazione in cui l' hai trovata al tuo arrivo e la lunga assenza del personale in altro impegnato. Aspetti. " Hai bisogno?", si affaccia alla porta il personale, fai cenno di no e saluti. Per qualcuno, il turno è ormai concluso; per gli anziani, più o meno costretti dalle spondine ( in realtà ancora di protezione per la loro incolumità) nei loro letti, inizia la lunga notte. Ti piace pensare che la loro mente voli, libera e leggera, fra i ricordi di giorni sereni e il sogno di un futuro infinito nella pace perfetta. " Va a casa, Tiziana! Ades stau meio" ("Adesso sto meglio"). Obbedisci, intendendo nel categorico ordine il rifiuto di una veglia dal sapore funerario. E lei è viva, una volta di più viva pur nell' espressione corrucciata del viso inalterato nelle sue fattezze. Domani, a Dio piacendo, racconterà.

09 novembre 2025

Caro Diario, sono la parente scomoda di un' anziana in RSA

Ci son di quei gioni in cui ti chiedi se l'obiettivo principale di una RSA sia mortificare i parenti degli ospiti. Ci sono giorni in cui lasci la struttura che ospita tua mamma chiedendoti cosa possa succedere a tua madre quando tu non sei presente. Ci sono giorni in cui sbotti contro le diverse figure professionali in turno guadagnandoti l'odio degli operatori che speri non si rifacciano su tua madre. Ci sono molti giorni così, uno dopo l'altro, con sfumature impensabili di risvolti assistenziaali tali da lasciarti senza forze, quasi senza speranze. Soffri nel constatare quanto la tua professione sia sminuita, denigrata, vituperata da "colleghi" che, chissà se se ne rendono conto, perdono di credibilità. Sorridi leggendo e ascoltando le molteplici rivendicazioni di salari migliori e riconoscimento sociale. Piangi. Caro Diario, sono una parente scomoda di una centenaria ospitata in una struttura. Ultimamente il suo fisico ha perso energie, non riesce più a deambulare e ha bisogno di una assistenza più complessa ma, la sua mente spazia ancora con cognizione di causa fra il presente e l'antico. E racconta. Racconta e valuta, racconta e lamenta: "non c'è più cristianità; mi hanno umiliata.". Che sia per questo suo modo di essere che le è stata rivelata l'amputazione del V dito del piede? Non è stata forse proferita parola ma, lasciato il piede senza medicazione, è stato facile per l'anziana scoprire la verità e annunciarlo disperata a me. La raccomandazione agli infermieri di non rivelare l'evento, ha avuto successo. L' empatia dell'operatrice che con me esprime la sua meraviglia per quel piede che spera si riprenda (!), che non sa leggere l'espressione corruciata del mio volto e non coglie la mia proposta di cambiare argomento, siamo in presenza di mia mamma, mi spaventa. Preferiso preparare io per la notte mia mamma. Per eseguire l'igiene intima rimuovo il pannolone, la traversa monouso salvaletto, la traversa triplo strato ( tessuto, folgio impermeabile, tessuto). In funzione vi è una superficie antidecubito a aria ovviamente rivestita dal lenzuolo. Neanche a farlo apposta, la prominenza ossea cocigea inizia a dare segni di arrossamento e il dorso è "a righe" impresse dalla maglietta intima e camicia da notte arricciate. Chiedo alle operatrici di non mettere più almeno la traversa salvaletto monouso: mi assicurano che lo scriveranno in consegna. Caro Diario, io non ho pazienza e, all'udire una sciocchezza simile (non credo fosse una provocazione) sono letteralmente salita in cattedra. Pensa: mi hanno anche dato ragione! Il fatto è che "in RSA si usa così e le imfermiere poi chi le sente!?!". Le Infermiere? Caro Diario...

03 novembre 2025

05 ottobre 2025