16 settembre 2014

DOPO (Infermiera sempre)

“Ciao,com’è andata?” Sali in macchina,accidenti al ginocchio che scricchiola ed all’età che avanza, rispondi faticosamente “ciao,tutto sommato bene”. “Ti fa male il ginocchio?” ,è un modo tutto suo di esprimere il suo interesse per te e tu, che lo conosci bene,rispondi mugugnando sapendo di essere molto espressiva così. Il tragitto per giungere al garage è breve ed anche il successivo percorso a piedi per giungere a casa. Ti accompagna la luna,stasera smunta quasi fosse malaticcia,di quel colore molto simile all’incarnato della donna ricoverata qualche ora prima di cui non riesci a liberarti la mente, il cuore. Cammini in silenzio, in quel tacere al tuo compagno così noto che sa invalicabile perciò rispetta. Sei spossata,quasi arrabbiata pensando a quanto in università si è severi con gli studenti ritenuti sempre incapaci di stendere l’accertamento di primo e di secondo grado all’arrivo di un paziente in modo completo,soddisfacente ogni suo bisogno espresso ed inespresso mentre mai si è in grado di far fronte all’imprevisto,ovvero allo scodellarti addosso senza remore e pudore la sua verità più raggelante che ti lascia senza fiato,senza forze e senza parole: “Ecco vede? Non ho più sensibilità in questo braccio,in pochi giorni ho perso forza notevolmente ed ho dolore dappertutto se appena giro la testa,non riesco ad alzarmi da sola dal letto,ho bisogno che qualcuno mi regga la testa e mi prenda proprio alla base del collo perché le spalle mi fanno troppo male,ahi!,mica me l’aspettavo questo ricovero,uffa,sono stata dimessa solo cinque giorni fa! Mio marito non vuole partire,viaggia per lavoro, ma io gli ho detto “parti, in fondo non vai tanto lontano,se succede il peggio ti chiamiamo”perché stamattina la mia dottoressa mi ha detto che la malattia progredisce,cioè il mio mieloma è fuori controllo,non c’è più niente da fare e vede,io questo braccio che non funziona,insomma, io avrei ancora un mucchio di cose da fare…io vorrei scrivere delle cose mie intime ai miei figli per ‘il dopo’ e adesso non riuscirò più!?!” Ti rivedi ferma accanto al suo letto,travolta da richieste per le quali ogni risposta ti pare palliativa,rivaluti l’unico gesto di cui sei stata capace,sfiorarle il braccio in una carezza e cerchi di dare il giusto significato al suo “grazie” e ti consoli di non aver avuto al tuo fianco lo studente al quale,sei sicura, non saresti stata in grado né di spiegare,né di insegnare nessun protocollo. Evviva la verità. Evviva la capacità di informare il paziente della sua sorte, evviva Pilato,unico personaggio che ti viene alla mente mentre aspetti l’ascensore. Avverti il calore del corpo del tuo compagno ed il suo ritmico respiro risvegliandoti di soprassalto nel cuore della notte con quel tormento nella mente che pensavi di aver deposto, “...scrivere ai miei figli le mie cose intime per ‘ il dopo’..”, riprendi fiato ma,non riesci a cancellare quella voce impressa nel tuo cervello che ripete,ripete quasi fosse un ritornello : ‘ il dopo’, ‘il dopo’, ‘il dopo’… Fra qualche ora sai che la rivedrai,sarai al suo fianco; provi ad immaginare cos’altro ti riverserà addosso, tenti di elaborare possibili risposte a quesiti possibili,ti scappa di proporti di pensarci dopo e ti irrigidisci: il tuo ‘dopo’ è già oggi.

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