18 maggio 2019

SICUREZZE IN CITTA'

Cerchi di lasciare alle spalle un pesante pomeriggio di lavoro, nascondi in una chiacchierata con la collega accompagnata a casa tensioni e riflessioni che, di nuovo, ti assalgono ripassando comportamenti e scelte con cui hai influito sulla vita del tuo paziente. Cammini a passo lento, risalendo la rampa dopo aver lasciato in garage la "carolina", la tua macchina, occhi e sguardo incollati all'asfalto mentre i pensieri volano liberi nel cervello stanco e provato. Non ti sorprendi più di tanto al vederti davanti una donna con una bimba per mano. Ascolti distrattamente la donna matura impegnata in un lungo monologo in italiano stentato con cui cerca di rassicurarti, un'occhiata ti è bastata per supporre etnia e tradizioni; rispondi educatamente, fermandoti ad una certa distanza. É un "No, mi spiace" deciso e spontaneo la risposta che ti guadagna lo sbeffeggiamento della bimba. Non hai alcuna voglia di fare la spesa per loro nel negozio a una manciata di passi da voi, aperto a tutte le ore. Rimani sola nella tua posizione, esattamente dove ti sei fermata per mantenere la debita distanza da loro. Devi uscire da lì per arrivare a casa, sbirci la strada da percorrere e improvvisamente ti rendi conto di non sentirti sicura. Chiami tuo marito, gli spieghi i tuoi timori, ritorni su i tuoi passi e decidi di chiedere aiuto. Ti fai accompagnare a casa. Al sicuro in macchina, alla cui guida vi è il conoscente che ha risposto alla tua richiesta di aiuto, passi davanti al negozio ove avresti dovuto fare la spesa per quella donna con la bambina: loro sono ancora là, insieme ad un'altra donna. Probabilmente anche loro ti vedono. Arrivi a casa sana e salva; tuo marito ti aspetta, dal balcone vedete le donne allontanarsi veloci, dirette a una via più frequentata. Allontani ogni perplessità e torni a pensare al tuo paziente, non sai se domani lo rivedrai.