28 settembre 2014

I DUE GEMELLI

Sedotti ed abbandonati i due tronchi gemelli osservavano da anni la folla la quale si radunava proprio lì,davanti al giardino in cui loro avevano radici, in attesa dell'autobus di linea.Si erano rizzati loro in testa i rametti secchi e sparuti al veder le genti,qualunque fosse il colore della pelle,sempre più imbruttite e rissose, quasi ridicole con quel coso in mano a cui rivolgevano la parola urlando e raccontando i fatti loro non si sa chi ma,di certo, a tutti coloro nelle loro vicinanze. Ormai erano stanchi di ascoltare sempre le stesse lamentele,le stesse critiche de gli uni contro gli altri,non ne potevano più di respirare le polveri sottili e quelle poco raffinate,giustiziere delle loro fronde,devastatrici della loro splendida corteccia! Anche quel giorno stava per terminare nella confusione dell'umanità barbara,nel disprezzo di qualche cagnolino condotto ai loro piedi dalla loro "mamma" orgogliosa di spronarli a spruzzare su di loro i loro bisogni corporali,fra le grida di capricci di bimbi ignari dell'esistenza di forme di vita vegetali ed i due tristi gemelli,deturpati nel loro corpo dalla pelle a squame e senza foglie, tiravano sospiri di sollievo nelle certezza che un passo in più s’era compiuto verso la loro agognata fine. Si palesò in men che non si dica un umano dal comportamento strano:invece di accalcarsi nel gruppetto di turno e di tirare il collo per veder per primo dell’autobus l’arrivo,brontolando inevitabilmente,si piazzò di fronte a loro torcendo il collo a dritta e a manca,pareva loro quasi in stato di contemplazione, senza nemmeno un cagnolino appresso. I gemelli,come tutti i vecchi un pochino suscettibili,tentarono di rizzare inutilmente il fusto per riacquistar un certo ruolo ma aguzzarono vista e orecchie ben sapendo di non poter essere colti in fallo da nessuna creatura umana. Pronti ad ascoltar le tiritere,non s’avvidero dapprima dell’imprevisto oggetto fra le mani del soggetto il quale,girando loro attorno, prese a scattar foto (erano esperti della faccenda per i numerosi artisti che di fotografar il mondo si fregiavano ogni volta che sulla via accadeva un gran fracasso) ! Passòun bimbo e si fece loro voce: “Perché fai le foto a quei tronchi?” chiese semplicemente all’adulto. Non sembrò meravigliarsi il fotografo della curiosità del bimbo, “Guarda”,gli disse, “ Lo vedi lì in quel tronco il viso del gran capo degli gnomi? E sull’altro,lo vedi lì di lato il profilo del muso del leone?”.“Dove,dove?” si interessò il bimbo allungando verso loro le manine che l’adulto guidò nell’aria a disegnar il profilo dello gnomo e del leone, “Guarda,guarda,li vedi ora?” . S’illuminò di gioia il volto del bimbo che saltellando aggiunse “Sì,sììì, li vedo!” e corse a chiamar la mamma “mamma,mamma, guarda il capo degli gnomi ed il leone!”.Anche la mamma sorrise ,prese per mano il bimbo e ,sorridendo al fotografo aggiunse :”Corri,l’autobus sta arrivando ma, questa sera, ti racconto la storia degli gnomi e del leone”. Se ne andarono frettolosamente la mamma ed il bimbo,anche il fotografo smise la sua opera mentre i due tronchi gemelli,un po’ storditi dall’inatteso riconoscimento, si promisero a vicenda di raccontare nella notte prossima alla luna la loro strana avventura.

16 settembre 2014

DOPO (Infermiera sempre)

“Ciao,com’è andata?” Sali in macchina,accidenti al ginocchio che scricchiola ed all’età che avanza, rispondi faticosamente “ciao,tutto sommato bene”. “Ti fa male il ginocchio?” ,è un modo tutto suo di esprimere il suo interesse per te e tu, che lo conosci bene,rispondi mugugnando sapendo di essere molto espressiva così. Il tragitto per giungere al garage è breve ed anche il successivo percorso a piedi per giungere a casa. Ti accompagna la luna,stasera smunta quasi fosse malaticcia,di quel colore molto simile all’incarnato della donna ricoverata qualche ora prima di cui non riesci a liberarti la mente, il cuore. Cammini in silenzio, in quel tacere al tuo compagno così noto che sa invalicabile perciò rispetta. Sei spossata,quasi arrabbiata pensando a quanto in università si è severi con gli studenti ritenuti sempre incapaci di stendere l’accertamento di primo e di secondo grado all’arrivo di un paziente in modo completo,soddisfacente ogni suo bisogno espresso ed inespresso mentre mai si è in grado di far fronte all’imprevisto,ovvero allo scodellarti addosso senza remore e pudore la sua verità più raggelante che ti lascia senza fiato,senza forze e senza parole: “Ecco vede? Non ho più sensibilità in questo braccio,in pochi giorni ho perso forza notevolmente ed ho dolore dappertutto se appena giro la testa,non riesco ad alzarmi da sola dal letto,ho bisogno che qualcuno mi regga la testa e mi prenda proprio alla base del collo perché le spalle mi fanno troppo male,ahi!,mica me l’aspettavo questo ricovero,uffa,sono stata dimessa solo cinque giorni fa! Mio marito non vuole partire,viaggia per lavoro, ma io gli ho detto “parti, in fondo non vai tanto lontano,se succede il peggio ti chiamiamo”perché stamattina la mia dottoressa mi ha detto che la malattia progredisce,cioè il mio mieloma è fuori controllo,non c’è più niente da fare e vede,io questo braccio che non funziona,insomma, io avrei ancora un mucchio di cose da fare…io vorrei scrivere delle cose mie intime ai miei figli per ‘il dopo’ e adesso non riuscirò più!?!” Ti rivedi ferma accanto al suo letto,travolta da richieste per le quali ogni risposta ti pare palliativa,rivaluti l’unico gesto di cui sei stata capace,sfiorarle il braccio in una carezza e cerchi di dare il giusto significato al suo “grazie” e ti consoli di non aver avuto al tuo fianco lo studente al quale,sei sicura, non saresti stata in grado né di spiegare,né di insegnare nessun protocollo. Evviva la verità. Evviva la capacità di informare il paziente della sua sorte, evviva Pilato,unico personaggio che ti viene alla mente mentre aspetti l’ascensore. Avverti il calore del corpo del tuo compagno ed il suo ritmico respiro risvegliandoti di soprassalto nel cuore della notte con quel tormento nella mente che pensavi di aver deposto, “...scrivere ai miei figli le mie cose intime per ‘ il dopo’..”, riprendi fiato ma,non riesci a cancellare quella voce impressa nel tuo cervello che ripete,ripete quasi fosse un ritornello : ‘ il dopo’, ‘il dopo’, ‘il dopo’… Fra qualche ora sai che la rivedrai,sarai al suo fianco; provi ad immaginare cos’altro ti riverserà addosso, tenti di elaborare possibili risposte a quesiti possibili,ti scappa di proporti di pensarci dopo e ti irrigidisci: il tuo ‘dopo’ è già oggi.

08 settembre 2014

ASTRI...

la luna accomiatato il sole s'appropriò del cielo, il sole poi sorse imitando il gioco dell'astro scalzato...

02 settembre 2014

TAPPETO

Nuovo tappeto d'autunno l'annuncio/ onora il mio passo/ lasciando del sole trapelare uno sprazzo./ Saltello,ora re dello scacco/ poi della dama la dama/ per non stropicciare la splendida trama...

01 settembre 2014

SOTTOBOSCO VERTICALE

I funghetti si passarono voce di un'incredibile idea del solito uomo ardito secondo cui in città era stato creato un bosco verticale per ornare una casa alta,alta come una torre.Non riuscendo ad immaginare come potesse vivere un bosco verticale e ,soprattutto,non riuscendo ad immaginare come si sentissero i singoli alberi piazzati uno qua ed uno là,uno po' più in su,uno po' più in giù, incontrato un tronco malconcio,triste e solitario lungo un vialetto nascosto di città,gli proposero l' esperimento: il tronco fu la torre ed i funghetti vi si disposero in un sottobosco verticale!
Risero tutti divertiti:gli adulti funghetti per quella assurda novità,i giovani per la fatica di quella strana arrampicata per guadagnare la posizione più in alto e la torre,pardon il tronco,per l'imprevisto solletico che le procurava un tantino di frenesia.Non osavano dirselo ad alta voce ma,in fondo,tutti coscienti della breve vita in loro sorte,funghi e tronco sognavano soltanto di poter godere sino all'ultimo dell'inattesa avventura proprio come pensavano sognassero quei poveri alberi costretti ad abbellire una torre senza vita propria ma,solo riflessa dai suoi abitanti,non sempre felici per dire il vero. Trascorsero invece solo un giorno ed una notte prima che l'avido uomo s'accorgesse di quel tronco, da lui decapitato, tornato a nuova vita in un connubio poco avvezzo al clima urbano:tanta grazia per un buon risotto non sfuggì a lesta mano e rapace occhio! A nulla valsero le urla di protesta e l'immediato allarme al tocco di quelle disumane dita che fine posero alla avventura ardita! Oggi,un timido superstite invia ovunque spore per avvisar innocenti funghi a non abbandonar il sottobosco un po' nascosto ed orizzontale lontan dall'ingordo uomo di cibo salutare.

CON TE

Non poteva non renderti omaggio! Sfuggì alla sorveglianza delle nuvole in gruppo e,rivestite le sembianze di un angelo, venne a te in un ultimo,dolce saluto prima che il tramonto spegnesse la sua luce. Ero io,una volta ancora sulle tue sponde ad inebriarmi della tua bellezza, a rivestirmi d'eterno e d'infinito in intima confidenza col nostro Creatore.