18 agosto 2015

DRIO EL CANTON

Signor, son vegnesta al mondo co Ti ti è volest e saludarè 'sta tera co Ti ti volarà. Te tut el me creser, far e procrear, co tuta onestà, pos dir de no averte mai negà. Paraltro non lé che sie 'na santa che no là mai pecà, de difeti Ti sè quanti la to tosa la ghen à ma, te tut sto dafar, Signor, de pregar è sempre zhercà par contarte, maresiafate, tute le me malefate e ogni olta spetar misericordia e tirava de rece scansar. Signor, co tut el me ciacolar no voi desmentegar de domandarte grazhia che co Ti la me fae restar: iuteme,par piazher, parchè pose te la vita de veciota pareciarme a patir dolor senzha mai contro de Ti revoltarme ma,sempre,par tut el ben che sempre Ti m'è fat, creder te la To man pronta dal pantan a tirarme fora. El me ocio nol se scurte, la me memoria no la se stravie, i os e la me carne sempre i seppie che la so fin lè drio el canton parecià da l'Unico Paron.

16 agosto 2015

SIMBOLI DI PACE

eccolo,eccolo il simbolo della pace fra Dio e gli uomini! Già: gli uomini hanno tessuto drappi con i medesimi colori per invocare la pace fra i popoli eppure,fino ad ora il loro simbolo ha fallito. Forse perchè hanno tralasciato un passaggio, ovvero di aver fatto pace prima con Dio?

PIOGGIA

Attendevano l'ordine di rovesciare pioggia a catinelle dalla grigia nuvola capobranco, la più anziana, riconoscibile dal civettuolo ciuffo bianco...

FERAGOSTO

Su la tola le fete de anguria comprava al banchet co i dolari de le meriche mandai dai fioi emigrai. Lori che i scriu che i à fat fortuna ma tel cor ghe resta quel dì che i pasava in fameia, tuti a tola col campanil el batea el medodì, sol che 'n luso par tuti, la feta d'anguria. Se la magna, tegnesta in fresca te la zhisterna, i dent i morseghea la polpa dolzha e rosa, el stomeg el se strend là,te la pampa, fra i bosc e le montagne, le pianure e el mar che i toi de casa i se à ciapà. Se s'ciupa le garnele, no se pol s'ciupar el dolor. (traduzione: Ferragosto: sulla tavola le fette di anguria comperata al mercato con i dollari mandati dalle americhe dai figli emigrati. Loro raccontano di aver fatto fortuna, ma nel cuore resta loro quel giorno che trascorrevano in famiglia, tutti a tavola allo scoccare del mezzogiorno, un unico lusso per tutti la fetta di anguria. La si mangia,tenuta al fresco nella cisterna, si affondano i denti nella polpa dolce e rossa,lo stomaco si chiude nel ricordo della pampa,dei boschi e delle montagne, della pianura e del mare che si sono presi parte dei familiari. Si sputano i semi,non si può sputare il dolore.)

06 agosto 2015

GRAZIE !

Grazie! Ti abbiamo abbracciato con tutto l’affetto di cui siamo capaci mentre varcavi la soglia della nostra chiesa, per la prima volta senza fra le tue la mano della tua compagna di vita, moglie e madre e sorella di noi tutti esemplare: ognuno di noi ha di che ricordare e raccontare la sua,vostra vicinanza nei nostri momenti di gioia ma, soprattutto in quelli di difficoltà. Il vostro incoraggiamento, il vostro parlare è sempre stato all’unisono l’insegnamento a credere in Dio, a rivolgerci a Gesù quale nostro unico mediatore al Trono della Grazia, cantando le lodi a Lui nella certezza della Sua giustizia, del Suo intervento. Sempre. Con costanza,con certezza,con amore. Con passo fermo e deciso, a testa alta,da solo hai percorso fra due ali di fratelli, di cui sentivi la sincera partecipazione al tuo dolore, il corridoio che ti portava in prossimità del pulpito, a fianco del feretro della tua amata: intorno il silenzio. Mi è scappato l’occhio alle tue mani : la mano che di solito stringeva quella di tua moglie, non era vuota . Tu avanzavi stringendo in essa il fondamento del vostro amore, della vostra vita: la parola di Dio, la Bibbia ed io non ho potuto fare a meno di ringraziarti, fra me e me, per quella tua ulteriore testimonianza di fermezza in Cristo. Quanto grande è, il nostro Signore!?! Chi è pari a Lui nel soccorrerci ,nel consolarci, nell’amarci? Beato l’uomo che in Lui confida ! Noi viviamo la certezza di una vita senza fine ed aspettiamo sereni il tempo di incontrarci tutti di nuovo nella gloria del nostro Dio Padre.

Storie di città: IL MARCIAPIEDE TRISTE

Anche i marciapiedi di città che noi calpestiamo incuranti donando loro continui sbuffi d'aria intrisa del profumo d'asfalto soffrono dell'aridità a cui sono costretti. Uno di loro, in un angolo poco trafficato della periferia cittadina, già depresso dal solo fatto di non essere un luogo di passaggio signorile ma, molto più di frequente, territorio annaffiato dai liquidi biologici di animali e di umani (ahimè!) spesso piangeva la sua amara sorte,certo dell'indifferenza generale. Un anonimo passerotto,venutosi a posare in cerca di qualche briciola di cui nutrirsi,captò quasi per caso il lamento di quel tratto di marciapiede dissestato: colpito e scosso dalla sofferenza neppure immaginabile di quel terreno puzzolente, non rimase indifferente. Non avendo nulla da donargli, in segno di affetto vi posò fra le crepe un tenero bacio d'affetto prima di volarsene via,raccolta la sua preziosa merenda. Il marciapiede non capì per giorni quello strano turbinio nelle sue viscere, a tratti davvero fastidioso e preoccupante per quel deformarsi del suo aspetto che avvertiva inevitabile e già metteva in conto gli ulteriori maltrattamenti di cui i passanti sarebbero stati prodighi nei suoi confronti! Non capì nemmeno tanto rapidamente perchè il suo colorito al sole uniformemente grigio, poco a poco assumesse uno strano aspetto discromico tendente al verde e, qua e là si creassero i giochi d'ombra! Fu l'arrivo di un'ape a spiegargli la bellezza e l'originalità del suo nuovo aspetto mentre passando da un punto all'altro della corolla di quello splendido fiore gli raccontava della magia nata dal bacio di un passerotto, fu l'attenzione di un bimbo sorpreso per quel fiore inatteso a donargli il giorno più bello! Felice quel triste marciapiede di periferia ritrovò la ragione di abitar quella via.