20 marzo 2011

ARZIGOGOLI

arzigogoli

come mi piace il linguaggio forbito,espressione di autentica cultura e sottile pensiero! è inevitabile processo di comunicazione per chi, per nascita, da sempre gode dell'altrui esprimersi in gergo appropriato a situazioni ed argomenti:
come si può, dunque, contestar loro l'abituale ermetica espressione seppur dovuta a sola imitazione?
Nulla può il semplice villano la cui mano penna raramente ha cullato nello stilar discorsi per il convincimento umano!
A lui,strizzando l'occhio, si può del mondo raccontare ogni vicenda nascondendo la verità più tremenda.
Con mielosa cantilena della sua attenzion si può carpir spiraglio , gli puoi dir della tua vittoria il travaglio, del tuo sopprimer l'altrui volere l'immenso per lui piacer, della tua integerrima intenzione di dar pace e liberazione.
Con parolone dalla difficil pronunziazione puoi stornar l'intelligenza nel comprender con diligenza quel che l'animo tuo,ogni intenzion malgrado, lascia qua e là trapelar da debol bavaglio: guerra, guerra, guerra!
Ah, tu uomo colto ed astuto!
Nel tuo periglio d'esser esempio di cipiglio,ti sei lasciato sfuggir nobil arte: l'osservar quel ciglio che in impercettibile variare ti dice quanto vano sia il tuo narrar di pace e benedizione, di democratica invasione per beneficenza, di mondial incredibile maldicenza per un evento di cui il villano si sente chieder il sostentamento mandando al fronte il proprio figlio mentre del tuo si sa il nascondiglio!
Se tu del tuo popolo il semplice parlar avessi condiviso, vernacolo corposo d'espression ad esempio per render pratico ogni evento, sapresti che per la maggiore vale ancor il detto: "scarpe grosse e cervello fino".
Ascolta,dunque, chi oggi qualcosa ha da obiettare: non puoi più tutti ingannare!
Anzi, per dirla tutta, ogni tua evoluzion tendenzialmente culturale ti rende sciocco, esposto quasi al maestrale che del tuo volteggiar regge la sorte!
Omo incapace di verità esporre serenamente! noi sappiam verso qual temibil destin ci sta spingendo la supremazia intransigente!
Del tuo presenziar in televisione ad inanelar ogni sorta di dichiarazione siam ben stanchi: dicci con chiarezza della scelta l'amarezza , se mai nell'anima gustate un briciolo d'onestà da condivider nell'elogiar l'italiana nazionalità!

NUOVO

NUOVO

Giorno di primaverile avvio,
Bocciolo curioso al mondo s’affaccia,
Tenera foglia si dona al ramo ancor sonnecchiante,
Timido raggio di sole ad intiepidir l’aria
Che lentamente inspiro gustando
L’inspiegabile sapor
Di nuova stagione
Agli albori.
Mente e cuore
Oggi offuscati
D’antichi epici ricordi,
D’alleanze volubili
Da potere dettati.
Ritorna la storia
Roboante d’armi impregnata,
Bugiarda foriera
Per la povera gente
Di pace e vantaggio.
Antichi sapori di supremazia
Taciuti, negati
Da chi sulle labbra
Stampa sorrisi rassicuranti.
Né vincitori, né vinti
Anche ‘sta volta,
Sarà della libertà
La vittoria!
Mi sento sconfitta,
Da sani princìpi tradita.
S’è spento nell’aria
Primaverile sapore
Sopraffatto da bellico
Malcelato odore.

PAPA'

PAPA’


Solo tu sai di esserlo
Di quella creatura a cui
Un giorno negasti
Il tuo paterno abbraccio,
Al cui affetto ti negasti.
Nel dì di festa
A te, padre,dedicato
Mi chiedo
Dove vada il tuo pensiero,
Se nel tuo cuor celato
Sopravviva rimorso mai svelato.
Quel battito del cuor
Mai ammesso,
Sarà sempre
Della tua esistenza
Aritmia complessa,
Passo incerto
Verso futuro vuoto,
Metallico filo
A doppia maglia
Che la tua coscienza attanaglia.

14 marzo 2011

COMPLEANNO

COMPLEANNO

Molti saranno visi e sorrisi
Tutti lì, a te d’intorno,
A spingersi fra gomitate
E calpestio d’altrui calzari
Per dalla tua memoria
Essere impressi.
Mani fra le tue mani,
Mormorii augurali
A frastornar l’orecchio
Che al suo dirimpettaio
Lascia dell’oblio il diletto.
Poco al tuo cuor giunge,
Tu sapendo
Che non
Nell’incalzar del brusio
Sincero affetto
Persisterà nel tempo.
Nella nostalgia segreta
Di chi sai l’assenza
Gusti l’immancabile presenza
Che in ogni tempo
D’ogni tuo dì
Ne fa servizio prezioso
Di prece a Dio.



Auguri, Presidente!

13 marzo 2011

PROBABILI REALTA'?

PROBABILI REALTA’ ?
Gli abiti ormai stracci, gli zoccoli spuntati, lividi ovunque e graffi di rovi a far sanguinare gambe, mani, guance, capelli in unica, sporca ciocca intrecciatasi con ramoscelli ed arbusti, archi naturali di un percorso ad ostacoli viscido, sdrucciolevole, pietroso, fangoso: “di tutto,di più” avrebbero detto qualche decennio più in là di tante sciocche vicende, ovvero affaracci altrui dati in pasto a stupidi guardoni.
Un attimo di riposo, giusto per riprender fiato, seduta sulla scomoda panca offerta da quello spuntone roccioso meno appuntito di altri.
Raggi di sole qua e là intriganti ad illuminare il sottobosco, ronzio di insetti minacciosi e pacifici a contrapporsi al cinguettio degli uccelli, un alito di vento a raffreddare le goccioline di sudore in caduta libera su viso-seno-collo-schiena; scuotere il gonnellone senza il timor di giudizio del gesto sconveniente.
Tendere l’orecchio per individuare il chiacchierio di un torrentello, intingervi le mani a
raccogliere acqua pura e dissetante, sfuggita a rocce distratte.
In un tempo che sarà, momento perfetto per pubblicità di bibite rinfrescanti, spudorate menzogne da far bere a popolo credulone.
Una fragolina per il palato, un ciclamino per l’olfatto.
Un sospiro.
Chi sei tu, oggi?
Donna in fuga da comune destino, stanca procreatrice senza piacere, cervello in ebollizione stufo di ogni repressione.
Da una scatola, un giorno, avrebbero raccontato della depressione, male dell’ultima generazione appiccicato ad una moltitudine di persone.
Invece no: sei tu donna sana, agli altri il raccontar della tua vigliaccheria nell’essertene andata via, al diavolo la pignatta ed il bucato, l’uomo assiso sul selciato da accudire e da servire senza poter parola proferire!
Un ciuffo d’erba ne fa le spese: strappi, sradichi, calpesti; che traccia più non resti!
Così vorresti fare con chi per te non ha riguardo!
Voglia di vendetta tutte le viscere pervade; non sarai così stolta da farti del male!
Sarai lì col tuo agire, col tuo parlare a diritti rivendicare giorno dopo giorno, chiodo fisso nel cervello di chi del tuo non comprende il balzello!
Vola libera la farfalla mostrandosi in tutta la sua impalpabile bellezza, corre svelta la formica a rimpinguar la dispensa sguarnita: ogni essere in natura ha il suo compito ed il suo ruolo, nessuno ha tempo e modo di impicciarsi dell’altrui impegno!
Solo l’uomo mai contento vuol un su l’altro prender soparavvento!
Che gran stupidità, voler fare ciò di cui non si ha capacità!
Dove avrà mai lasciato l’uomo, essere intelligente,del suo Signor l’insegnamento?
E sì che nel corpo suo lo vede:ciò che fa l’occhio, non può far l’orecchio; quel che tien la mano
il piede può solo calpestare e nessuno al posto di questo o quello può andare.
Uomo stolto che spazio non vuoi dare alla donna creata a te affiancata in pari dignità e sua speciale competenza di cui tu non puoi fare senza non per tua scelta, non per tua volontà ma,
per l’ordine preciso e superiore del nostro Creatore!
Discuteranno, un giorno, psicologi ed avvocati di ruoli inversi e supremazia, dell’attuale società corrente pazzia!
Che fai oggi, tu, donna di sana mente?
Scuoti il terriccio dal gonnellone, calzi gli zoccoli e lecchi le ferite, rimossi arbusti e ricomposta la chioma al casolar ti avvii.
Tu non sai di un doman in cui cani e uomini saran mobilitati per chi , come te, lascerà la casa senza darne comunicazione.
Resistere non puoi al del focolar richiamo;non un libro ma, il tuo buon senso placa ogni tormento.
Del tuo Signor non puoi tradir l’insegnamento: torni a quell’uomo di cui sei ogni giorno il sostentamento.
“Orribile sottomissione!”, starnazzeranno ai tuoi posteri dalla televisione.
Ma io, che di te immagino soltanto un passo del tuo percorso, seduta su quella roccia baciata dagli impertinenti raggi , sorrido a te riconoscendoti coraggio; del tuo passato sfida ne faccio!

06 marzo 2011

Intervista per ExpoLatinos

l'Intervista

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L'intervista a:
Tiziana Faoro


Tiziana Faoro, poesia ed emozioni per mantenere vive le proprie radici

marzo 2, 2011

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di Andrea Ballerini

Tiziana Faoro, di professione infermiera professionale, ha da sempre avuto un rapporto intenso con la scrittura e con le emozioni e questa sua passione, dopo essere stata 'chiusa' dentro e per se', ha potuto esprimersi, prima con un intensa raccolta di emozioni nate dal suo confrontarsi quotidianamente con la malattia, il dolore e la speranza, intitolate 'Infetti d'amore', quindi in questa sua seconda produzione, 'Indissolubili anzi inseparabili' , dedicata alle sue radici, a quelle sue montagne impresse nei ricordi e negli occhi delle persone che piu' ama.

Expolatinos ha incontrato l'autrice in occasione della presentazione del suo libro al Consolato dell'Ecuador a Milano, in una serata organizzata dal Ceac, Centro Ecuadoriano di Arte Cultura, e ne e' nata una breve, ma intensa chiacchierata.

Come e' iniziato questo suo viaggio nel mondo della scrittura e della poesia ?
"Sono una persona molto curiosa, mi lascio coinvolgere dalle situazioni e sono molto critica. Ho iniziato a scrivere da giovane, quando i miei genitori hanno iniziato a fare parte dell'Associazione emigranti bellunesi. L'associazione da sempre, ha prodotto un notiziario periodico, che all'inizio era giusto un foglio, ma era zeppo di errori e io lo feci presente ad un dirigente che mi rispose 'va bene, vedremo cosa sai fare tu'. Avevo 15/16 anni e in seguito, dopo la maturita', ho iniziato ad occuparmi dei problemi legati alla emigrazione ed immigrazione e, supportata dai miei genitori, ho cominciato a scrivere".

Un viaggio che ha preso una sua precisa direzione ?
"L'andare avanti nello scrivere e' sempre stata una scelta mia, rivolta a me stessa come sfogo e ora come ora e' come una necessita'. Il primo libro e' una raccolta di esperienze vissute sul luogo di lavoro che a volte sono molto pesanti. Io avevo iniziato a raccogliere episodi ma li avevo tenuti via, nel cassetto, poi in occasione del concorso che e' stato indetto alla Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone (Mi), mio marito mi ha portato la locandina e ho inviato due cose ottenendo una menzione d'onore. Poi, in un'altra occasione particolare, ho incontrato Ninnj (la poetessa e scrittrice Ninnj Di Stefano Busa', n.d.r). Dovendole fare un prelievo, ho cercato di distrarla e abbiamo incominciato a parlare di scrittura e mi ha invitato a portarle i miei scritti. Dopo aver scoperto chi era lei, non pensavo di farcela, era difficile, poi mi sono fatta coraggio e lei, dopo averli letti, mi disse 'ma lei deve assolutamente pubblicarli' e da li' e' iniziato tutto".

Questa sua nuova opera di cosa tratta ?
"Il mio secondo libro e' rivolto alle mie montagne e lo ritengo un dovere verso questa terra dei miei genitori. Sapevo di doverlo a loro ed e' stato facile".

Lei e' nata a Milano, quindi questo suo libro e' un po' un viaggio alla riscoperta delle sue radici?
"Direi per mantenerle vive. Perche' i miei genitori mi hanno trasmesso la loro cultura. In casa vivevo la cultura bellunese e poi passavo mesi di vacanza con i nonni, per cui era un attaccamento che e' stato sempre presente. Poi interessarmi del problema delle immigrazioni con l'Associazione ha mantenuto vivo tutto".

Migrazione e immigrazione e' dunque un problema che sente?
"Vivo il problema perche' so cosa significa l'emigrazione con tutti i risvolti positivi e negativi e per tutti i confronti che posso fare per quello che mi e' stato raccontato e che mi ricordo su cosa e' stata l'emigrazione italiana. Argomenti che ho sulla pelle".

Ci troviamo 'in casa' di una paese latinoamericano, c'e' qualcosa che la lega a questo mondo culturale?
"Io penso che sia l'insieme di questo mio libricino, perche' cosi' come io ricordo le Dolomiti, penso per loro sia importante vivere la loro giornata con il ricordo della loro terra, delle loro montagne, del mare e delle citta'. Io ho dei colleghi peruviani, che quando hanno letto il libro mi hanno detto che ricorda la loro esperienza nei confronti del loro vivere la loro terra e la lontananza da essa. Sia uno latinoamericano o di altra etnia, quando si trova all'estero bene o male, chi piu' chi meno, penso che il ricordo per la propria terra lo abbia, percio' leggendo cio' che provo io per la mia, si ritrovano".

La prossima opera?
"Sono stata invitata da una casa editrice a partecipare ad un'antologia che uscira' tra poco e alla quale ho contribuito con un racconto, scritto sotto forma un po' poetica, che parla di un gruppo di ragazzi, molti italiani, alcuni latinoamericani, che sono venuti in un campeggio, per un momento di raccoglimento, per un percorso di riflessione sul mondo cristiano. Io ho scritto quale sia stata l'esperienza di questi ragazzi e uscira' tra poco. Poi ho inviato altri racconti per un'altra casa editrice che pubblichera' un'altra antologia e infine mi sto tenendo qualcosa da parte per me perche' vorrei pubblicare un altro libro tutto mio".

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02 marzo 2011

Alla fontana

ALLA FONTANA



Riecheggiano voci antiche
del narrare di emigrazione
il successo su cocciuta miseria;
canta l’acqua il suo dolor
del dover migrare
in petroso bacino
per sé innaturale giaciglio.
Nuovi volti si affacciano
in narcisistica impresa
sull’acqua ormai inerme,
scossa soltanto da mano curiosa,
dall’acqua in aggiunta:
son visi dai tratti stranieri,
non dal sole imbruniti,
che nell’acqua vedon riflessi
paesaggi lasciati,
sempre nel loro cor impressi.
S’arricchisce quell’acqua
d'acqua salata
da palpebre sfociata:
l’accoglie materna,
del sale ne assorbe il sapore,
confonde nel suo
quell’esser straniero
sino a connubio
in un sol corpo,vero.
Sorride quel viso nell’acqua,
tremulo il villaggio appare alle spalle
dominus dell’intera valle.