31 maggio 2016

NELL'ETERNITA'

Poggerò il mio capo sul cuscino
al calar del giorno,
sì breve fu il percorso,
di nuova luce splenderà
il mio sorriso
mentre Tu mi condurrai
per nuovi cieli e nuova terra
ove non di pianti
si ode la eco
ma di gioiosi canti
condividerò le note
a Te gradite,
Tu ed io a rivisitar quel tempo
per me Tuo dono
in cui di speme rivestii il giorno,
della tua pace il sonno.
Mio Signor,
sarò con Te assisa,
già mi vedo come bimba
a bocca spalancata
ogni tua opra ormai svelata
nel paterno abbraccio riparata!
Certo è il mio viver d'ora
nell'attesa placida della Tua venuta.


26 maggio 2016

MERAVIGLIA



Un triste muro di città che si allunga nel seminterrato di anonimi palazzi di periferia si fa sostegno di piante rampicanti con cui l'uomo tenta di dare un aspetto più armonioso al luogo. Nasce una meraviglia

SENZA PAROLE









22 maggio 2016

TU; LUNA

Sei così,
questa sera,
forse un po' annoiata
nell'attesa del tuo tempo
che l'uomo vuol ritardare
nelle serate di prima estate,
quelle che tardano ad arrivare
mentre il sole non ne può più
di illuminare i frettolosi passi
di una umanità distratta
fra bottiglie di birra,
calici di vino
ingurgitati a raggelare l'animo,
intorbidire il cuore,
scompigliare il pensiero.
Sei così,
anche tu un po' scomposta,
chioma o velo
chi lo sa
svolazzante nel perimetro del cielo,
forse è cipria
che un alito di vento sparge ovunque
lasciando nitido il tuo volto
luminoso più di prima.
Sei così,
per chi si ama,
per il bimbo che ti brama
e ti tende le manine
nel saluto della sera
recitando una preghiera.

18 maggio 2016

LE CAMPANE DE FIOR

In tema di migrazione ed integrazione: mia mamma giunse a Milano e vi divenne residente nel 1952, sposato mio padre già milanese dal 1936. Negli anni di gioventù, annovera un periodo di lavoro in Svizzera, nel Canton Berna, di cui gli rimane ricordo anche di qualche parola in tedesco. Non è mai riuscita, però, ad imparare il milanese. Grande la sua fatica per non parlare il suo vernacolo almeno in pubblico, pur sapendo bene l'italiano e, talvolta, qualche termine qua e là le scappava anche se stava dialogando con persone di altra provenienza. Ricordo particolarmente un episodio: allora ero abbastanza piccola per non essere a scuola, ma al mercato con mia mamma. Oltre che dedicarsi alla spesa di generi alimentari, per lei il mercato era occasione per curiosare nelle varie bancarelle e per insegnarmi i nomi dei fiori. Quel giorno, decise che poteva concedersi il capriccio di una nuova piantina di fiori: vi erano diversi vasi della medesima varietà, lei le osservò tutte poi decise: "vorrei quella campana lì", disse all'ambulante. Il signore la guardò strabiliato e, con un netto accento di uomo del sud "Campana? E che, dove vede la campana?" ribattè.
 "Quella lì", insisteva mia mamma ed anch'io non capivo perchè il signore facesse tante storie, "quella lì, la più fiorita".
"La pianta di anemoni?  Quella nel vaso verde?"
"Sì, quella campana lì"
"E che, a casa sua chiama campana un vaso e vuole che io la capisca?".
Si spiegarono, alla fine, sorridendo e scambiando informazioni delle terminologie dei loro dialetti mentre io, silenziosamente, meditavo, ricordo bene, come fosse difficile capirsi fra italiani, vergognandomi anche un pochino della figuraccia fatta da mia mamma.
A Pasqua ero in casa di riposo, mia mamma scelse di ricorrere all'istituzione piuttosto che avere persone straniere in casa sua, nel suo paese di origine: una volta di più avevo modo di apprezzare il lavoro svolto dagli educatori, insieme con gli anziani per rallegrare gli spazi con simboli pasquali. La tromba della scala principale era animata da una serie di campane e conigli in polistirolo, colorati, simpaticissimi.
Ieri sono tornata in casa di riposo: ho ripercorso gli stessi spazi e sono scesa a piedi a piano terra, scendendo lungo la scala dei coniglietti e campane pasquali: non ho potuto sorridere di fronte alle nuove decorazioni! Le campane, capovolte, con molti fiori sovrapposti, erano trasformate in campane di fiori! Non ho potuto fare a meno di ritornare a quel giorno al mercato, non posso fare a meno di sognare che "le campane de fior" siano ancor oggi così dette per l'arte di un conterraneo di un tempo.

14 maggio 2016

QUESTIONE DI PRIORITA'

 


Ho letto che Renzi, in occasione di una sua partecipazione ad una trasmissione televisiva, in merito alla legge sulle unioni civili si è espresso così: da cattolico " io ho giurato sulla Costituzione, non su il Vangelo". Constato la sua scelta, la priorità innegabile da lui attribuita al suo essere uomo politico prima che di fede. Anzi: invece che di fede.
Un mio conoscente, commentando la risposta ad un mio post scritta da un amico di facebook che fa riferimento alla creazione dell'uomo e della donna secondo la verità biblica, ha commentato : "ah beh, se siamo ancora alla creazione è davvero dura". Deduco che il mio conoscente ritenga prioritario credere alle teorie, dunque all'incertezza, di essere uomo in quanto evoluzione di un animale, scimmia o pesce che sia. Questione di scelte.
Di fronte all'intenso dibattito nelle piazze, non certo al parlamento, in merito ai diritti degli omosessuali, conoscendone molti per i quali provo stima ed anche affetto per alcuni, anch' io ho vissuto ripetuti momenti di riflessione e considerazione della loro condizione, razionalmente arrivando a pensare che sia giusto riconoscere loro dei diritti di coppia.
Non nascondo a nessuno, dal giorno che ho vissuto la mia conversione avendo avuto la grazia di conoscere Gesù come non avevo mai potuto prima, il mio essere fermamente Cristiana perciò, di fronte a tale impegnativa problematica, ho cercato nella Bibbia la volontà di Dio: piaccia o non piaccia, il Signore condanna fermamente l'omosessualità.
Scelgo di vivere cristianamente, la mia priorità è vivere secondo la volontà di Dio, affidandomi a Lui ancora più tenacemente proprio nelle situazioni in cui i Suoi comandamenti vengono razionalmente considerati ingiusti, incomprensibili, inattuabili.
La mia priorità è "vivere per fede" , scelta che il Signore stesso avverte essere "pazzia per gli uomini".
Io preferisco mettere al primo posto il mio essere donna cristiana piuttosto che il mio essere donna politicamente impegnata.
Questione di priorità.

08 maggio 2016

MAMMA NON MAMMA

Mentre noi tutte mamme più o meno perfette gongoliamo per un mazzolino di fiori offertoci dai nostri figli, per una loro telefonata, per un abbraccio più stretto del solito e ci commuoviamo di fronte a quelle creature come nessun altra parte di noi stesse, credo un pensiero sia doveroso per quelle fra noi meno fortunate.
Fra le mura di diverse carceri italiane vengono protette o forse nascoste, di certo giudicate madri protagoniste di eventi burrascosi, tempeste abbattutesi su loro stesse e su i loro figli a distruggere le loro vite per sempre; fra le mura della loro casa di sempre piangono madri rapinate dei loro figli mentre altre si disperano per i loro figli, i ladri; dove non sappiamo non festeggiano madri distratte da altri interessi, volontariamente o per costrizione altrui rinnegata la loro maternità.
Probabilmente non ci giunge il soffocato grido di dolore di chi il figlio l'ha perso nelle acque increspate del Mediterraneo o non è riuscita a recuperarlo da sotto le macerie della città bombardata.
 Non conosciamo d'altro canto il cuore dei figli i quali della loro mamma non sanno più nulla, non hanno una lapide su cui piangerla e vivono costantemente nel dubbio di essere in qualche modo colpevoli o meritevoli dell'abbandono.
Da mamma, oggi penso a tutte loro. Per un giorno senza cadere nel gioco crudele del giudizio, lontane le ribalte delle telecronache, da donna a donna certa che, qualunque sia il loro vissuto, non possono negare a se stesse l'aver partorito una creatura.
Chi le consolerà?
In uno dei momenti difficili del crescere mia figlia, mi son trovata a dover riconoscere di non avere più alcuna risorsa per far fronte alla situazione e venirne a capo. Ho gridato al Signore ed egli mi ha risposto. Egli non bada alla gravità della nostra colpa, delle nostre incapacità. Egli guarda al nostro cuore, alla sincerità con cui ci rivolgiamo a Lui.
 Guarda, perdona, interviene, risolve.
Sia oggi l'occasione per il decisivo incontro nostro, di noi tutte mamme, con il nostro Signore affinchè unite in preghiera chiediamo e otteniamo il Suo aiuto per crescere i figli che Egli ci ha donati secondo la sua sapienza, l'intelligenza di cui ci ha fornite e sia il Consolatore per chi è
 maggiormente in difficoltà in veste di "mamma"
.

FESTA PER LA MAMMA

Sia benedetto il giorno
del tuo ritorno al Signore tuo Creatore 
a cui tua madre dedicò
ogni tuo respiro nel suo grembo,
affida ogni passo
del tuo peregrinare quotidiano.
Eterno giorno
di gloriosa festa
quello sarà
per la tua mamma,
non per la sua vittoria
ma per la tua salvezza
finalmente accolto
il suo costante,
paziente,
intimo insegnamento
del Signore
di cui per lei sei dono
benedetto in ogni tempo

07 maggio 2016

IL TUO GIORNO

Sbocci il tuo giorno
nello splendore del tempo
turgido di rugiada,
timido esposto al sole
di luce e calore fonte
di melanconica gioia
nel procedere verso altro giorno
di carmina generoso paniere.
Melodico il canto si elevi,
struggente l’anima irrori di placide emozioni
mentre tumultuosi pensieri s’acquietano
in te solo,
mia speranza,
mio amore infinito
strappato ad un tempo proibito.

MANI COLME


Prima che le tue mani siano
lago di lacrime,
specchio del vuoto
del tuo correr dietro
ad effimeri traguardi
per un momento
ragion di gloria vana
della tua vita
che ti sfugge,
prima che il tempo vinca
in un soffio mutando
il dubbio in certezza eterna,
allungale verso
il tuo Signore
sì che non del tuo pianto
siano colme,
ma dell’acqua della pura fonte
con cui nettare ogni lembo
del tuo passato giorno
e del tuo presente.

FREGOLE

Fregole
Fregole de pan
par i oselet,
che i vegne a cantar
sul me puiol
e i me conte del sol
le malizhie che l'usa
par star content,
che i me die
de i dughi
de le nuvole col vent, 
bocete le se reoltola
tel zhiel,
come fale come
filar neve,
portar egua,
che i me porte
el ricordode i me angiolet
che i ola tut intorn al mondo
manco mal finì ogni dolor,
tute le tribolazhion.
Magné, magné,
oselet,
tute le fregolete
sul me puiol!
Ciapé forzhe
par tor de olta
te le nuvole e le stele,
portar lassù
'na fregoleta del me cor
che el lo benedise el me Signor!

AMA IL TUO GIORNO!

Sciami di api celesti golose del suo luminoso nettare corteggiano il sole , con danze tribali se lo contendono suscitando il suo innamoramento...

06 maggio 2016

VERITA' PER...

Da sempre l'uomo si pone l'obiettivo di conoscere la verità, sia che si tratti di una verità concernente un fatto personale, circoscritto ad un evento di normale vita quotidiana, sia che si tratti di una richiesta collettiva, espressa a gran voce e a lettere cubitali su quotidiani e social network, inerente a fatti di portata internazionale. Spesso, per questi ultimi, le richieste finiscono con l'essere numerose e, per questioni cronologiche, le prime passano all'ultimo posto di fronte alla novità del giorno. Anche la ricerca della verità, subisce il ritmo frenetico della vita contemporanea, della morbosa, quasi indispensabile, necessità del "nuovo" da indagare, capire, sviscerare .
Solo un uomo, un paio di millenni fa, disse di se stesso: "Io sono la Via, la Verità, la Vita". Incredibilmente, direi, Egli è la Verità che pochi uomini cercano veramente. Molti sono coloro i quali dicono di conoscerLo, di credere alla Sua affermazione ma, alla luce del loro comportamento, qualche dubbio nasce spontaneo. Perchè non cercare la Verità?
 Quando si tratta dell'uomo in condizioni di salute precarie si chiede al personale sanitario di prendere in considerazione la sua entità olistica, ovvero di rispondere ai suoi bisogni non solo fisici ma ,anche sociali e spirituali. La dimensione organica sembra avere sempre la precedenza, l'aspetto spirituale viene confuso sovente con lo stato psicologico e, comunque, passato il momento critico, l'uomo riprende la sua corsa secondo gli obiettivi e le esigenze di routine. La verità gli interessa per un tempo, salvo complicazioni. Altrimenti, si ricade nel grido "verità, verità" urlato da ogni pulpito, coinvolgendo un'intera società nel sospetto di aver subito un danno o un'ingiustizia.
Noi tutti abbiamo la possibilità di conoscere la Verità, di affidarci alla Verità.
"La verità vi farà liberi" è sempre scritto nella Bibbia.
 L'uomo è chiamato a fare propria la Verità che è Cristo Gesù. In Lui non troviamo solo risposte al nostro bisogno spirituale ma, anche al bisogno del vivere quotidiano, pratico, poiché ben sa il Signore di cosa hanno bisogno le sue creature fatte di carne ed ossa.
Sia dunque la nostra preghiera odierna: " Verità per ognuno di noi sia il Signore" !

05 maggio 2016

AMARE è

AMARE È…
“L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.” [1 Corinzi 13:4-7]

01 maggio 2016

Maggio, 1

Si presentarono a quell'uscio quasi fatiscente indossando gli abiti migliori, sempre gli stessi ormai da tempo, scarpe lucide a nasconder suole bucherellate, ostentando l'ottimismo dei tempi migliori: volevano dimostrargli tutto l'affetto di cui erano capaci, di certo immenso e non proporzionale alle soddisfazioni raggiunte. Bussarono chiamandolo allegramente ad alta voce sì che potesse riconoscerli senza ombra di dubbio, già pregustando il suo sorriso in quella faccia rubiconda accarezzata da qualche ruga ma, stranamente, non udirono alcun rumore ad annunciare l'atteso arrivo. Alzarono il tono di voce, azzardarono un tocco più deciso sulla porta che si arrese lasciando intravvedere il locale immerso nel buio. Ammutolirono tutti all'improvviso, escluso lo scherzo di pessimo gusto non confacentesi alla natura gentile del loro amico, si scambiarono una rapida occhiata e decisero di accedere insieme al suo studio. Lo trovarono nella semi oscurità, stranamente abbandonato sulla sdrucita poltrona di pelle, color rosso un tempo fiammante, vivo di certo perché ne individuavano il respiro. Attorno, solo enormi raccoglitori dalle grandi scritte, specifiche e quasi ridicole: " puizie, imprese", "manutenzione condomini", "rampanti, dirigenti", "giovani occasioni"... In tutti i modi tentarono di risollevarģli il morale ma, nessuno riuscì più a farlo sorridere: se ne rimase lì, sulla sua stinta poltrona, ripetutamente recitando: "nessuno più mi vuole, nessuno più mi vuole". Affranti gli amici lo lasciaŕono a se stesso, d'accordo insieme optarono per raggiungere la piazza in festa, chiusa la porta di botto da cui prese a ciondolare la targhetta d'ottone con inciso il tragico cognome : "lavoro".