18 maggio 2016

LE CAMPANE DE FIOR

In tema di migrazione ed integrazione: mia mamma giunse a Milano e vi divenne residente nel 1952, sposato mio padre già milanese dal 1936. Negli anni di gioventù, annovera un periodo di lavoro in Svizzera, nel Canton Berna, di cui gli rimane ricordo anche di qualche parola in tedesco. Non è mai riuscita, però, ad imparare il milanese. Grande la sua fatica per non parlare il suo vernacolo almeno in pubblico, pur sapendo bene l'italiano e, talvolta, qualche termine qua e là le scappava anche se stava dialogando con persone di altra provenienza. Ricordo particolarmente un episodio: allora ero abbastanza piccola per non essere a scuola, ma al mercato con mia mamma. Oltre che dedicarsi alla spesa di generi alimentari, per lei il mercato era occasione per curiosare nelle varie bancarelle e per insegnarmi i nomi dei fiori. Quel giorno, decise che poteva concedersi il capriccio di una nuova piantina di fiori: vi erano diversi vasi della medesima varietà, lei le osservò tutte poi decise: "vorrei quella campana lì", disse all'ambulante. Il signore la guardò strabiliato e, con un netto accento di uomo del sud "Campana? E che, dove vede la campana?" ribattè.
 "Quella lì", insisteva mia mamma ed anch'io non capivo perchè il signore facesse tante storie, "quella lì, la più fiorita".
"La pianta di anemoni?  Quella nel vaso verde?"
"Sì, quella campana lì"
"E che, a casa sua chiama campana un vaso e vuole che io la capisca?".
Si spiegarono, alla fine, sorridendo e scambiando informazioni delle terminologie dei loro dialetti mentre io, silenziosamente, meditavo, ricordo bene, come fosse difficile capirsi fra italiani, vergognandomi anche un pochino della figuraccia fatta da mia mamma.
A Pasqua ero in casa di riposo, mia mamma scelse di ricorrere all'istituzione piuttosto che avere persone straniere in casa sua, nel suo paese di origine: una volta di più avevo modo di apprezzare il lavoro svolto dagli educatori, insieme con gli anziani per rallegrare gli spazi con simboli pasquali. La tromba della scala principale era animata da una serie di campane e conigli in polistirolo, colorati, simpaticissimi.
Ieri sono tornata in casa di riposo: ho ripercorso gli stessi spazi e sono scesa a piedi a piano terra, scendendo lungo la scala dei coniglietti e campane pasquali: non ho potuto sorridere di fronte alle nuove decorazioni! Le campane, capovolte, con molti fiori sovrapposti, erano trasformate in campane di fiori! Non ho potuto fare a meno di ritornare a quel giorno al mercato, non posso fare a meno di sognare che "le campane de fior" siano ancor oggi così dette per l'arte di un conterraneo di un tempo.

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