27 dicembre 2015

LETTERA APERTA AL NUOVO ANNO

Sei cresciuto nel grembo d’ogni creatura dando segni del tuo arrivo in una ruga, nel dente spuntato ed in quello caduto, nel capello argentato e nel viso tirato dal dolore imprevisto o reso paonazzo dall’evento sognato,desiderato. Ti abbiamo nutrito d’ogni sospiro mentre del tuo fratello sopportavamo dell’umore ogni balzello, mostrando sorrisi, nascondendo litigi, a passo veloce correndo qua e là per gustare la vita chè, doman non si sa. Incinta, prossima al parto la nostra sorte ti sta plasmando, forse truccando perché nel tuo avvento tu sia seducente e ognuno cada nel tuo spirito accattivante. Ecco, perciò la festa a te riservata vien meticolosamente organizzata, peccatore sarà colui che a te non renderà ogni onore mentre tu, simile ad ogni altro tuo passato fratello, distribuirai sia beni che guai. Come giocattolo fra le mani di un bimbo insoddisfatto sarai anche tu, alla fine, accantonato. Non all’uomo ma, a te ogni augurio dovrà essere riservato! Ti sopporti ogni creatura prendendosi di te cura, ogni giorno onorandoti vivendo del tuo Creatore il quotidiano comandamento fino a che Dio il Suo piano porti a compimento!

22 dicembre 2015

ATTI DI MISERICORDIA?

Un tempo, nello scorso secolo intorno agli anni '60, era consuetudine che i titolari dei negozi presso cui solitamente si faceva la spesa a Natale offrissero un piccolo omaggio alla clientela. Nessun cliente criticava il contenuto, tutti apprezzavano il gesto, i bambini in particolare si divertivano un mondo ad aprire quei semplici pacchettini che suscitavano tanta curiosità. La mattina del 6 gennaio a Milano, a tutti gli incroci stradali gestiti dai "Ghisa", i vigili urbani, sulle loro pedane facevano bella mostra pacchi dono, semplice gesto di riconoscenza dei cittadini verso i loro tutori dell'ordine e della sicurezza. Nessuno osava toccare un solo regalo, tutti ammiravano con soddisfazione ritenendo fosse un dono più che meritato. Anche i datori di lavoro, chi più, chi meno, erano soliti prodigarsi in un dono per i loro dipendenti. Da due giorni sto trafficando in cucina su richiesta di mio marito: sto cimentandomi nell'arte a me non troppo familiare di cucinare dolci. Ho scelto di preparare i nostri tradizionali, zelten e strudel che mio marito porterà al lavoro per festeggiare con i suoi "ragazzi" il Natale. Sono "ragazzi" speciali, i suoi: persone comunemente identificate come "disabili", istituzionalizzate già nei primi anni della loro vita la cui famiglia, spesso e volentieri, sono l’istituto che li ospita e gli operatori che li assistono. Sono “ragazzi” speciali che non conoscono giochi politici e crisi economiche , si fidano di chi è loro accanto, donano sorrisi ed affetto sinceri senza dubitare mai di essere traditi da nessuno. A loro,residenti in una struttura cattolica, viene insegnato il catechismo; ai più capaci è dato di essere personaggi delle recite natalizie, a loro si insegna ad amare il prossimo e ad essere generosi con chi ha più bisogno. Amano i frati , titolari della catechesi, conoscono e rispettano il Monsignore Presidente dell’Istituto. Qualcuno ha capito che una delle porte di accesso della loro “abitazione” è stata scelta quale “porta santa” in occasione del Giubileo della Misericordia. Loro non sanno dei molti debiti accumulati dall’
Istituzione, non leggono turni e contratti di lavoro: per loro Natale è una festa e si aspettano di festeggiare. La Direzione sa che è Natale, sa che i ragazzi aspettano di festeggiare e chiama i dipendenti a celebrare il giubileo della Misericordia. Eccomi dunque in cucina, a trafficare. Lo faccio più che volentieri per quei “ragazzi” speciali, di cui ho dei ricordi di generosità bellissimi ma, mi scusi Presidente, in merito alla “misericordia” … evitiamo di prenderci reciprocamente in giro.

07 dicembre 2015

SA ELO STO NADAL

Sa elo sto nadal Sa elo sto nadal osà te le piazhe iluminà par schei in tant che te le strade se mor sofegai ,schinzhai da le bale che i te conta e le deventa s'ciopetae, bombe, fusilae? I te tegn ceo, Signor, i omeni che de Ti i vol far quel che i vol, mes in cros prima ancora che te la cuna, i Te mena in giro, par de qua e par de là senzha 'n fil de pietà parchè tel cor no i ghen à e co i oci sarai a la verità, le rece sorde al To parlar i vol contar sol che la so bontà ! Sa elo sto nadal senzha gnanca 'n tosatel che el pose par Ti cantar 'n nono che el Te pose insegnar, 'na nona che la pose Ti pregar? Sa elo sto nadal da viver de scondon, temp robà al corer drio a salvar le tradizhion? Manco mal, Signor, che 'n dì Ti me è spiegà che Ti no ti si nè de qua,nè de là dopo che mort Ti si resuscità e Ti vivi te l'eternità! Ogni to fiol l'à el To nadal che l'è quel dì che a Ti el se à donà. (traduco: cos’è questo natale, urlato nelle piazze, illuminato per speculazione mentre nelle strade si muore soffocati,schiacciati dalle menzogne che diventano spari, bombe,fucilate? Ti mantengono bambino,Signore, gli uomini che vogliono fare di Te la loro volontà,messo in croce prima ancora che nella culla, Ti portano in giro di qua e di là senza un filo di pietà poiché loro stessi non ne hanno e con gli occhi chiusi alla verità e le orecchie tappate alla Tua parola vogliono narrare solo la loro bontà! Cos’è questo natale, senza nemmeno un bimbo che possa per Te intonare un canto, un nonno che possa insegnare di Te, una nonna che possa pregare Te? Cos’è questo natale da vivere di nascosto, tempo rubato al tentare di salvare la tradizione ? Meno male , Signore, che un giorno tu mi hai spiegato che Tu non sei né qua, né là dopo che da morto sei resuscitato e vivi nell’eternità! Ogni tuo figliolo ha il Tuo Natale nel giorno in cui a te si è consacrato.)

RIFLESSI - Tiziana Faoro