08 dicembre 2020

INTERVENTO DIVINO

Nella stretta e nella morsa della sofferenza, mio Gesù, cerco e trovo l'amore della Tua chiesa! Si scioglie ogni mio dolore nell'abbraccio in cui ci unisci, tutti,
noi Tuoi figlioli che gustiamo il pregio del''essere la Tua famiglia. Scema la stretta, scema la sofferenza nell'esplosione del Tuo amore che mi rammenta la preghiera della mia sorella, del mio fratello nella volontà che Tu hai preparato per ogni giorno del tempo che ci hai donato.

DICEMBRE 2020

Milano coraggiosa accendi le luci a sconfigger la paura che padroneggia l'animo di volti dal sorriso drogato. Sarà natale, quello dei regali, principe di ogni pensiero che spazio non trova nel cuore sincero ove non vi è culla di speranza nè di certezza. Pavoneggianti marionette curiosano, occhi annebbiati dal respiro che sfugge alla mascherina non vedono chi maneggia le fila permissive dei loro passi, orecchie non intendono lo sforbicio prossimo a decretare il loro destino. Zac! Chi, Milano mia, a Scala proibita, ti vuol tutta teatro del dramma umano? Vaneggianti menti sorridono al tuo intorpidire, vanità d'abbondanza ti circuisce e nessuno della verità osa farti partecipe! Città mia, sì terribile inganno non meriti!

28 ottobre 2020

MILANO IN COVID D'AUTUNNO

Sei vuota, Milano, più ubriaca di quando ti lasciavano bere, più sofferente di quando ti attentavano, più straniera di quanto ti conoscessi. Non ti basta l'amore di chi nel viverti ti piange

15 ottobre 2020

ANNUNCIO FUNEREO SENZA IL MORTO. APPARENTEMENTE

 Eccomi qui, caro presidente Conte, a far di conto personalmente  con il suo ultimo DPCM e la Sua scelta confermata di lasciare ai dirigenti delle case di riposo, RSA ed altri cronicari di decidere le norme inerenti alle visite parentali. A lei di certo poco importa il mio travaglio, chissà se mai lo leggerà ma, se un tempo si affidava un messaggio  ad una bottiglia in mare,  poi a un palloncino nell'aria, io confido ora nel web, sperando nella curiosità bonaria di qualche lettore. 

I contagi aumentano: vero. Alcune strutture per anziani tornano a denunciare casi di contagio e decessi: vero.

Ci sono strutture che hanno superato la fase invernale/primaverile senza alcun caso covid, tipo la struttura in cui vive mia mamma; ho riconosciuto e ringraziato tutti gli operatori per il loro impegno.

 Ho combattuto con tutte le mie forze perchè potessimo incontrare i nostri familiari all'aperto almeno nei mesi estivi, sempre adottando tutte le precauzioni indicate, sollecitando la restia dirigenza timorosa di eventuali denunce qualora si fosse ammalato anche un solo ospite. E' andato tutto bene, siamo riusciti a portare i nostri anziani che lo desideravano anche a fare un giretto per il paese. Nei piccoli centri, soprattutto se lì si hanno le proprie radici, ci si conosce tutti e rivedersi anche a distanza di qualche metro, scambiare due chiacchiere è un ristoro senza pari per lo spirito.

In fondo, i nostri anziani sono stati fortunati: ci sono strutture i cui cancelli sono fermamente chiusi dallo scorso marzo!

La fortuna, si sa, è molto labile e svanisce in un lampo. Alle 18.30 ecco il comunicato WhatsApp::

" sono da considerarsi annullate tutte le visite prenotate a partire da domani..."

Egoisticamente penso a mia mamma ma, non dimentico le altre ospiti che mi conoscono da quando sono nata. Età media: anni 90.

Posso vederle anche ora con gli occhi del cuore nelle loro camerette, posso udire i loro discorsi nel vernacolo che anch'io amo, posso scorgere le loro rughe accentuarsi nella sofferenza fisica e sento le loro lacrime scorrere mentre ricordano i loro figli, nipoti lontani, emigrati ovunque nel mondo.

Penso alla speranza di mia mamma di rivedermi fra qualche giorno, prospettiva per sua stessa amissione che la incoraggia a vivere i giorni difficili, speranza condivisa con tutti coloro i quali hanno ancora vivace memoria e volontà,  desiderio dei loro di casa al loro fianco, anche se per pochi minuti.

Da domani mi diranno che mia mamma sta bene, che mia mamma è viva. Io al telefono ascolterò ciò che lei non dirà verbalmente e la psicologa negherà anche a se stessa:

I giorni di vita non sono "la vita".

Come me, tanti altri familiari dovranno ringraziare, lo faremo volentieri, tutti gli operatori che si prenderanno cura dei nostri nonni. Dobbiamo fidarci di loro e affidare loro chi abbiamo di più caro al mondo, impossibilitati a verificare la realtà.

Di che dobbiamo lamentarci? Sono garantiti pasti caldi, letti comodi, igiene accurata, cure infermieristiche e mediche. Pazienza se hanno un'anima a cui nessuno dà nutrimento! Anche un prete non è covid esente.

Giorni fa sono tornata a salutare i miei colleghi, medici e infermieri, con cui ho lavorato sino allo scorso 31 marzo. (Reparto malattie infettive/ covid. Sì, io ho vissuto sulla mia pelle, sono infermiera, con tutti loro il periodo più difficile e, non volevo crederlo nemmeno io, col mio medico di base la scorsa settimana abbiamo verificato che ne porto ancora qualche segno.).

I miei colleghi hanno stilato un protocollo per consentire le visite di un familiare  per i pazienti particolarmente fragili.

Presidente, i miei colleghi sono riusciti a stilare un protocollo per le visite parenti in un reparto ospedaliero covid!

Siamo sempre stati bravi, sono felice di sapere che imperterriti continuano nel loro impegno professionale con l'umanità che ci ha sempre caratterizzati ma, questa loro capacità mi porta a chiedermi:

perchè non si possono stilare dei protocolli anche nelle strutture per anziani? 

Ci sono uomini che nel ruolo dirigenziale, sotto le mentite spoglie del garantire il benessere dei loro assistiti, uccidono il loro intimo. Egoismo rivestito di altruismo. D'altro canto: perchè rischiare una denuncia nel caso si manifesti qualche contagio, nell'attualità assente?

Si cura l'involucro, non il contenuto. Si chiudono le porte per prolungare i giorni di vita, si nega o non si considera la sofferenza interiore. Oh certo! La tecnologia soccorre tutti! Sono concesse videochiamate e telefonate, attività ludiche e supporto psicologico ma, i giorni scorrono e a disposizione ve ne sono sempre meno e il traguardo è sempre più prossimo!

Non ho festeggiato il 94 genetliaco di mia mamma causa covid, si vocifera che non si festeggerà nemmeno il prossimo Natale..


.Scusi Presidente, lei ama la vita?

 





 


04 ottobre 2020

FESTA DEI NONNI 2020

 


Per gli altri nonni,

quelli dalle cui braccia

il perfido covid ruba l’abbraccio,

per i nonni indottrinati a considerare

pillole mortifere i baci,

obbligati a medicine salvavita

di una vita che a loro non appartiene

nemmeno per una preghiera in chiesa,

richiusi in loro stessi

a chiedersi che giorno sia,

se siano sogni i loro,

popolati da figli e nipoti,

alla ricerca di chi abbia rubato loro ogni ricordo,

depredati di ogni desiderio

se non di morire al più presto,

per loro

NOI CI SIAMO.

17 settembre 2020

FACCIAMO LA FESTA AI NOSTRI NONNI

 

Non ricordo chi abbia istituito la Festa dei Nonni e non sono nemmeno sicura di ricordare la data esatta: 2 ottobre. A conclusione di un'estate in cui il Covid-19 l'ha fatta da padrone, in cui la caccia all'untore non è mai venuta meno e, di volta in volta, si sono designate le "categorie" di persone più a rischio,mi chiedo quali onori si renderanno ai nostri nonni, "categoria" a rischio conclamato.
Preservare i nonni dal covid-19 privandoli delle visite e degli abbracci dei loro nipoti, significa accusare i pargoli quali untori, creature mortifere.
Fra nonni e nipoti ci siamo noi, figli-genitori turbati, credo, dal terribile dilemma: preservo la vita o concedo baci ed abbracci?
Se, per chi ha la possibilità di vivere fra le proprie quattro mura, il comportamento è affar proprio, per i nonni costretti alla vita comunitaria l'esistenza ora è obbedienza, sottomissione alle decisioni imposte da altri.  Linee guida, protocolli, regolamenti si susseguono impietosi: mai la scienza medica è stata "scienza esatta" come in questo periodo e tutti hanno una sua profonda conoscenza.
Non importa se la medicina non è una scienza esatta, mai, se la scienza si fa comprendere solo da chi la studia.
Vi sono dirigenti di RSA che possono appuntarsi sul bavero della giacca la coccarda del "covid free": tutti i nonni vivi e vegeti. 
Vivi. Davvero? Cosa significa "vivere" per loro? Se lo si chiede loro, si scopre la loro determinata, chiara concezione della vita
Chi entra in gioco nel decidere cosa debba essere la loro vita, siamo anche  noi loro figli; sorrido al pensare quanto l'educazione, i tratti genetici trasmessici da loro , oggi siano decisivi per la completezza della loro esistenza.
Come se non bastassero le diatribe consuete, il Covid serpeggia astutamente nei pensieri di ognuno di noi dirigendo anche i sentimenti e fomenta la contesa fra i figli dei "nonni":  chi li vuole al riparo, rinchiusi fra quattro mura; chi li vuole almeno al sole, seppur con la mascherina.
Non basta: ora ci si guarda in cagnesco, fra figli, temendo che chi porta i  nonni al sole ne faccia degli untori per i loro al riparo.
Tutti sappiamo di essere "scientificamente" nel giusto:  Nel frattempo i nostri amati nonni subiscono.
Quale scienziato vincerà?
In tanto, i giorni di vita terrena diminuiscono per tutti.
 Ricordo con piacere  un'espressione apparentemente sacrilega di un mio amico: "Io prego il Signore che mi faccia morire sano". E tutti sappiamo che la salute è  il soddisfacimento di un perfetto equilibrio socio-psico-fisico
 Quante volte ci diciamo che gradiremmo evitare la sofferenza, che vorremmo morire velocemente e il più possibile in modo indolore!?! Dovremmo essere così generosi anche nei confronti dei nostri nonni.
Non aspettiamo di ritrovarci a rimpiangere gli abbracci sottratti negli ultimi istanti di vita, a lagnarci di non essere stati loro accanto nel momento del distacco perchè costretti a farlo dalle linee guida, dai protocolli e dai regolamenti; festeggiamo i nostri nonni oggi, domani e per quanti altri giorni il Signore concederà!
La vita appartiene a Dio, al Signore a cui continuiamo negare celebrazioni di lode e di fede tanto care ai nostri nonni costretti ad arrangiarsi come meglio possono per mantenere viva la loro fede da sé. Nemmeno fossero perseguitati.
Chiediamo al Signore il dono dell'intelligenza per amministrare la nostra e la loro permanenza terrena con il Suo aiuto, con la sobrietà di chi mette in pratica la fede proclamata, insegnando ai nostri fanciulli l'amore incondizionato, semplice e innocente che loro solo sanno donare
 


12 settembre 2020

"SARAI SALVATO TU E LA CASA TUA"

Nel libro degli Atti degli Apostoli, che forma con altri 65 libri la Bibbia nella versione dei Settanta, si legge : "Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e tutta la tua casa" (capitolo !6:31).

Per noi, che abbiamo scelto di rispondere alla chiamata di Gesù a dispetto della tradizione a cui fummo indottrinati, è una delle promesse fondamentali di cui attendiamo la realizzazione mentre osserviamo e preghiamo per i nostri familiari ancora lontani dalla esperienza personale di fede.

Personalmente, mi succede di guardare ai nuclei familiari tutti uniti nell'amore di Dio e impegnati nel servire l'Eterno con una "benevole invidia", domandandomi cosa stia io sbagliando poiché ancora la mia famiglia non compie un passo di fede definitivo in Gesù.

Nei momenti di maggiore amarezza, il Signore mi soccorre ricordandomi non solo il testo riportato negli Atti degli apostoli ma, soprattutto, ricordandomi la Sua fedeltà nelle tantissime situazioni, meglio in tutte le situazioni difficili affrontate con il Suo intervento. Il Signore non mi ha mai tradita abbandonandomi nei miei guai o lasciandomi sola. Sono certa non verrà meno e non tradirà la Sua promessa per la mia famiglia.

La considerazione emergente nei miei pensieri di questi ultimi giorni, riguarda la famiglia di Gesù.

 Anche nella Sua, vi erano membri non credenti: alcuni suoi fratelli.

Siamo soliti dire che non vi sia difficoltà che il Signore non abbia vissuto prima di noi: non sarebbe così se nella Sua famiglia tutto fosse "filato liscio"!

Gesù sa e comprende chi ripone la sua fiducia in Lui, crede e vive mettendo in pratica la Sua parola mentre il resto della famiglia appare disinteressata e lontana da Lui. Conosce ogni travaglio, ogni scoraggiamento, la fatica e le lacrime versate di fronte a percorsi nel peccato in cui si ostinano i familiari.

Il Signore ha donato a tutti gli uomini un'arma infallibile: la preghiera. Nella preghiera comunichiamo personalmente con Lui e riceviamo risposte personali e riservate atte a realizzare le promesse che Egli ci fa.

Dobbiamo solo credere in Lui e aspettare i Suoi tempi perchè le promesse diventino realtà.

 Anche nella nostra famiglia. 

A Dio sia la gloria!



07 settembre 2020

LA VISITA

 


Fra qualche giorno ti rivedrò, mamma.

Alzo gli occhi al cielo mentre mi cadono le braccia leggendo le rigide condizioni dettate per l’incontro. Dopo cinque mesi  non potrai sfiorarmi, non mi lascerò convincere alla trasgressione per un furtivo bacio.

 Mi vergogno del mio lamentarmi, rivivendo i giorni in ospedale  “ covid” carichi del dolore dei figli che non hanno potuto abbracciare il loro padre, la loro madre nemmeno per l’ultima volta.

 Lo so: ascolterò le tue proteste, non potrò contraddirti, non potrò condividere quel che improvviso mi assale perché non so dimenticare.

Mamma, tu non sai ed io so quale privilegio abbiamo nel rivederci.  Anche senza abbracci, anche con la fame di un bacio.

 Riuscirò a nasconderti l’anima mia travagliata che ancora versa lacrime, ancora non cancella le grida di disperazione di mamme consce del loro incipiente morire, la pacata richiesta di aiuto di padri dal fiato sempre più corto?

In altri tempi, sorprendendomi mentre piangevo la morte di una paziente mi dicesti : “ piandi co mor to mare”( piangi quando muore tua madre); mamma, non sono mai riuscita ad obbedirti.

Torno a te dopo che troppe volte mi sono chinata su un corpo esanime,  ho ricomposto corpi senza più vita, ho trascorso ore abbracciando e incoraggiando nelle lunghe notti chi da solo non riusciva a stare.

Tu mi chiederai qualche novità e io non ne avrò. Guarderemo insieme il profilo delle nostre montagne, mi lascerò conquistare una volta ancora dal tuo vernacolo  e nel profilo dell’orizzonte riverserò ogni mio ricordo, ogni ultima parola ascoltata e pronunciata.

Sono ancora lì, fra quelle quattro mura di ospedale. 

Staremo insieme o meglio, ci vedremo per poco meno di trenta minuti.

Non dovrò dirtelo, lo so; tu capirai da sola che non saremo mai state sole.

 

“Io sto morendo, io sto morendo!”

Busto eretto nonostante le contenzioni ai polsi,  a mani libere ti saresti rimossa l’ennesimo catetere venoso periferico e e il tuo patrimonio venoso era ormai irrimediabilmente rovinato, mascherina per l’ossigeno terapia scivolata sul petto, occhi sbarrati alla ricerca di un viso noto nella solitudine della tua stanza  singola, letto completamente sfatto, non smettevi di gridare il tuo sentire. La terapia sedativa non aveva l’effetto sperato.  La tua inquietudine notturna era nota, segnalata nel passaggio di consegne al cambio turno fra infermieri.

“Io sto morendo, io sto morendooo!”  e noi , che ancora non avevamo completato la vestizione con doppio camice, doppi guanti, doppia mascherina, cuffia, occhiali di protezione, dalla porta ti parlavamo cercando di richiamare la tua attenzione, di farti sentire la nostra presenza. 

“Io sto morendoooo!”  continuavi con gli occhi sbarrati in un viso irriconoscibile rispetto ai giorni del tuo arrivo in reparto. Siamo arrivate a te, finalmente. Fra un abbraccio e una carezza abbiamo riportato in posizione corretta la mascherina, riassettato il letto, riadagiato il tuo corpo contorto in posizione confortevole ,abbiamo soddisfatto il tuo bisogno di idratazione. Siamo state con te, per quanto tempo non so, ore sicuramente,  sorprese del tuo repentino cambiamento, inatteso. Di te sapevamo il numero di figli, nipoti e pronipoti, avevamo apprezzato la tua grinta nel voler riacquistare la completa autonomia nonostante quella fatica, minimizzata, a respirare.

 Alla quotidiana telefonata di tua figlia, un paio di giorni dopo,  risposi personalmente offrendomi da darle il numero di cellulare per una video chiamata. Allora eri calma, il respiro lieve e l’espressione serena ritenevo potessero essere di consolazione per lei ma, tua figlia rifiutò dichiarando di preferire ricordarti attiva e in gamba. Non passarono che pochi minuti e il suo desiderio lo esaudisti. 

Morta,sì, ma il tuo grido non vuole tacere ancora.

Gli occhi azzurri specchio di un’anima dolce  e mite, la tipica parlata bergamasca secca e ruvida, quasi a contrasto con lo sguardo e le mani affusolate ben curate, una serie di patologie di cui una non più curabile per le quali non esprimevi alcun rammarico, ci avevano conquistati. Giorno dopo giorno con tutta la delicatezza di cui siamo capaci ti abbiamo guidato, sorretto nell’accettare i nostri interventi sempre più invadenti la tua intimità. Per ogni nostro gesto c’era sempre un “grazie” sincero come il  tuo cuore.  Non volevi mai disturbare. Volevi la verità. Cosa avessi compreso di quel farmaco iniziato da cui traevi beneficio nelle crisi peggiori di fame d’aria, non lo sappiamo. Non ne parlavi, chiedevi sempre più frequentemente di incrementare la dose come ti aveva detto il medico era possibile sapendo che in noi non avresti trovato opposizione. Con grande naturalezza tua moglie rispondeva a tutte le tue chiamate nel pieno della notte. Ho pregato per non essere io a doverti chiudere gli occhi. Il Signore è stato buono con me.

 

“Adesso si sieda qui accanto a me e preghiamo insieme”.

Sbirci l’orologio, sono le due di notte.

Oltre la porta altri malati, di sottofondo il respiro pesante di chi sta terminando il suo viaggio terreno,  i protocolli di isolamento droplet e contatto che consigliano una certa distanza.

 Decidi: ti avvolgi nel camice protettivo, pigi il pulsante per accendere la luce in corridoio indice della tua presenza in quella stanza, ti siedi accanto alla tua paziente.

Quasi ti disturba accarezzare la sua mano con la tua protetta dal doppio guanto, ti spiace rendere più difficile da recepire il tuo sussurro causa la mascherina ma, non puoi rischiare: ti lasci coinvolgere dalla preghiera. Sul suo viso torna il sereno, turbato poco prima dagli incubi causati dalla terapia antiretrovirale riesumata sperando serva, non sai come dirle che non puoi più trattenerti lì con lei.

Le affidi un compito: continuare la preghiera per la sua compagna di camera, nascosta alla sua vista da un paravento, di cui sopporta il respiro greve della morte che compie il suo lavoro. Lei accetta e tu respiri di sollievo.

Ti spogli dei DPI, raggiungi gli altri apparentemente tranquilli nel loro sonno. Torni di nascosto a vederla: dorme.

Si addormenta definitivamente anche la sua vicina, la camera è avvolta da una rispettosa quiete.

Accettare la morte è più facile sapendo di aver fatto proprio tutto quanto è possibile per una persona, la tua vicina di letto, che non è stata sconfitta dalla malattia di moda , che è anche la tua ma, ha più naturalmente concluso i giorni di vita donateli dal Signore.

 Anche per te che, tornata a casa rivivi quella situazione, seppur con l’emozione dettata dalla vita che si spegne, dalla sofferenza di chi affronta giorni di solitudine e riflessioni riprende vigore il tuo credo, mai nascosto e dichiari  ora più che mai fermamente: cristiana al servizio dell’uomo e operaia di Dio

 

Per te,

nel tuo letto di dolore rannicchiato,

poco fiato,

dal medicinale assai prostrato,

io prego!

Nulla so del tuo vissuto,

nessun parente ho conosciuto,

della voce sol riconosco il tono

al tuo fianco giunta

allor che sei in collegamento

ma,

dello strazio che vi unisce di nascosto,

io condivido il cordoglio.

Prego quando meno te lo aspetti,

sul tavolo in cucina,

dentro il bagno,

ormai a letto,

tu non lasci il mio intelletto.

Prego, sai,

non per il giorno odierno

ma, per il tuo futuro eterno.

Dicon non sia più di moda,

or è vita e non una volta morto

ma,

io che del mio Padre la volontà conosco,

prego che non sia il virus ad aver vittoria

ma,

che il tuo Creator in te

celebri la Sua gloria.

Fammi dono di lasciarmi il tuo respiro

non nel dubbio

ma,

nella certezza della tua salvezza,

allor saprò

di aver il mio operar completamente a te donato!

 

Mi perdonerai, mamma, vedendomi distratta, sprofondata nel tormento dei tanti volti dal destino compiuto, nella bramosia insoddisfatta di sapere quale sia stato il futuro dei “miei” pazienti trasferiti d’urgenza per cure intensive in altri ospedali; silenziosamente spierai ogni lampo di sofferenza nel mio sguardo, ogni gesto inconsueto ed ogni parola di rabbia. Tu mi capisci sempre.

Sarai tu a indicarmi il volo alto delle poiane, sarai tu a chiederti se siano la stessa coppia dello scorso anno.

Sarai tu ad indicarmi il bosco ancora più folto là dove un tempo si portavano al pascolo le vacche,  sarai tu a ricordarmi i “termen”, i confini, da non oltrepassare qualora siano in corso lavori di ristrutturazione della antica casa. Tu sai che nell’abbraccio delle nostre montagne, nel vigore della natura che meglio conosco e nella parlata a me un tempo proibita ed ora argomento di studio io posso ritrovare me stessa.

 Solleciterai ogni corda del mio essere con il garbo e la saggezza della tua vita ormai prossima al secolo per riavermi allegra e sorridente alla prossima visita.

Ci sarò, mamma! Disperse lacrime ancora cocenti sulle rive del lago in cui si specchiano nuvole e monti  tremuli al nuoto di una ordinata cucciolata di germani guidati dalla mamma la quale, al tramonto, li guida in antri sicuri,  tornerò a vivere al richiamo della luna nel cielo stellato.

 

 

 

23 agosto 2020

L' ALTRUI PRIGIONE

 6 mesi di attesa per una Messa. Sembra ci voglia molto coraggio anche per ottenere la celebrazione di una Messa al di là delle sbarre. Che i Cristiani stiano vivendo periodi difficili e complicati per la professione del loro credo, è più che mai risaputo ( e taciuto) ma, difficilmente si pensa che il problema possa riguardare uno di noi o i nostri familiari. Siamo ancora troppo abituati ad essere liberi di scegliere e ottenere.
 Persone fidate mi raccontano di strutture per anziani e disabili  ancora chiuse alla visita parenti. I dirigenti delle strutture ritengono di non avere spazi o situazioni di sicurezza tali da garantire l'accesso dei parenti senza conseguenze ( di cui non vogliono eventualmente  assumersi le responsabilità).
Lo fanno per il bene dei "nonni".
 Quanto strazio ci sia nel cuore di ogni anziano, nessuno lo sa.
 Ascoltando i loro discorsi, fatti di frasi fatte che si ripetono a vicenda come bravi scolaretti di un tempo, emerge il loro piegarsi alla volontà altrui perché non hanno altra scelta e perché anche la TV dice che bisogna fare così. 
Al di qua delle sbarre, il mondo trafelato e ansimante sparpaglia informazioni di ogni genere in merito al propagarsi del virus cercando, di volta in volta,  chi mettere sulla graticola del peccato: ora van di moda coloro i quali rientrano dalle vacanze.
 I nonni son sempre là, con il loro fisico involucro integro di un animo emaciato, debole, spoglio di ogni desiderio per il breve futuro ancora a loro disposizione.
I figli, i parenti, ringraziano ossequiosi quei dirigenti che si prodigano affinché l'involucro dei loro nonni non si stropicci. Non gridano il loro malessere, il disagio dettati dal non poter vedere di persona i loro congiunti. Non pronunciano parola per paura: paura di ritorsioni esplicitate sui loro cari lì ricoverati. Taciono per il bene dei loro nonni.
 Donne e uomini liberi incarcerati nei loro timori dalla prepotenza altrui. 
 I nonni al di là delle sbarre cercano di ricordare gli atti e le espressioni di affetto che non vivono da mesi e scrutano con timore il presente poco rassicurante per il futuro. Chi li abbraccerà?
Diventano famiglia coloro i quali li assistono, professionisti che taciono situazioni inadeguate alla soddisfazione del benessere olistico dell'anziano, persone le quali preferiscono il silenzio per mantenere il posto di lavoro alla coraggiosa denuncia a favore dei nonni. La "colpa" viene rimbalzata al di qua delle sbarre, sui parenti che non gridano le loro ragioni a difesa dei nonni . 
"Si sa", mi dicono, " che gli anziani i cui parenti sono rompiscatole ottengono di più. Chi ha parenti dimessi, è destinato a trattamenti dimessi.".
Una sfregatina di mani, una alzata di spalle e , considerata già un atto di coraggio la confessione, si torna nell'oblio, nella prigione dei propri sentimenti e della propria professione.
 Il pugno nello stomaco all'udire la verità rimane imprigionato nelle maglie dei pensieri.
I nonni son sempre là, dietro le sbarre , disincantati dalle esperienze di vita parlano solo di ciò di cui hanno capito di poter dire.
Unica certezza ciò che il mondo rifiuta: la fede in Dio. La fede li rende liberi. 
 


15 agosto 2020

QUELLE MESSE PROIBITE...

Sono di quella generazione abituata ad alzarsi al richiamo della voce della nonna la quale le avrebbe accompagnate poco dopo alla prima Messa del giorno, appena sorta l'alba, scrupolose nell'accostarsi al sacramento dell'Eucarestia a digiuno completo. Come se avessero la possibilità di colazioni abbondanti e succolente. Sono loro, ancora in grado di recitare le preghiere in latino, poco importa se la sintassi non è corretta, sempre pronte a recitare il rosario sapendo tutti i misteri a memoria. In barba all'Alzheimer.
Sono le nonne dai comodini tappezzate da "santini", le immaginette di santi e beati per cui nutrono una sincera devozione, sono i nonni che corrono alla messa col cappello in mano, inchinandosi prima davanti al prete e poi al Santissimo. Sono uomini che ricordano ancora le fatiche del lavoro "a piovego" ( non retribuito se non con il cibo per il mezzogiorno della giornata di lavoro) a favore della pieve.
Sono i nostri nonni che, per una ragione o per l'altra, vivono nella casa di riposo. Sono i nostri nonni, i nostri genitori.
Sono i prigionieri per eccellenza del covid-19.
E' Ferragosto: mentre tutti i telegiornali ossessivamente si occupano di presunti e veri trasgressori delle norme "anti covid" filmati in spiaggia o in montagna, nessuno parla della "accurata protezione" a cui sono costretti i nostri nonni. Ma le linee guida sono state emanate.
" Sai, don Sergio mi ha regalato la sua corona affidandomi l'incarico di recitare il rosario e io continuo a farlo, tutte le mattine, così passa  anche il tempo per tutte noi. Don Sergio ci teneva che si recitasse il rosario prima della messa..."
" Chi celebra la messa, adesso?"
"Nessuno! Nessun prete è autorizzato a entrare, per via del covid. Nessuno si prende la responsabilità di acconsentire l'ingresso ad estranei che non siano indispensabili.
" Noi continuiamo a pregare. Quello che ci salva da tutte le situazioni, anche da questa del covid, è la fede. Anche all'ospedale sai, il dottore ha alzato le braccia e mi ha detto " non, capisco, questo è un miracolo" e io credo che i santi mi aiutino sempre.".
Lasci quell'incredibile parlatorio all'aperto, al di qua e al di là dell'inferriata, distanza di sicurezza tracciata per i nonni che faticano a sentire, a vedere mentre le voci di più parenti si sovrappongono e gareggiano per trasmettere messaggi che di personale non possono avere nulla ripassando silenziosamente tutti gli studi  in merito alla teoria olistica, alla centralità del paziente nel processo dell'assistenza infermieristica. 
"Bravo covid!" , gli parli come fosse lì al tuo fianco," Sei un essere astuto,  capace di stordire le folle, di privare delle cure indispensabili  all'anima coloro ai quali viene somministrata la volontà altrui giustificata come salva vita!".
Nonni in prigionia, anime affamate lasciate senza nutrimento. Vittoria facile e indiscussa del virus.
Mentre si canta vittoria per non avere casi di contagio da notificare, non ci si avvede di essere vittime della sua perfidia che porta al deterioramento progressivo della componente immortale del nostro essere donne e uomini. Nemmeno si pensa di mettere a disposizione tamponi e test sierologici per i preti. Incredibile, no? Tamponi per tutti ma, non per i preti che, tacendo,
accettano di discriminare i propri parrocchiani.


14 agosto 2020

TEMPORALE

 Le nuvole che si soccorrono,

intessono un lugubre manto

fra il borbottio di un cielo alla gogna

e lampi di rabbia che fulminano il mondo,

l'agitazione spasmodica del vento

che soffia or a dritta, or a manca,

lo scroscio atteso sospeso nell'aria

pronto a scatenare il suo fragore

tintinnando ovunque gioielli di ghiaccio

e l'uomo a naso in su,

orgoglioso delle sue azzeccate previsioni

foriere di rovine e disastri.

Salgono e scendono nubi cariche d'acqua

a mozzare la vetta ai monti,

chi troverà rifugio nel loro ventre?

L'uomo guarda, osserva negando impotenza.

Gira, gira ĺa giostra, 

cavalli montati da Irriducibile Superbia,

Stolta Indifferenza, Innata Prepotenza.

Tuona il cielo il richiamo del suo Creatore,

non si ode mormorio di pentimento.

13 agosto 2020

IL CANTO DELLE NUVOLE

 Nel silenzio cantano le nuvole

colorando i monti
che si specchiano nel loro mare
a caccia di ispirazione.
Qualche cinguettio
qua e là
accompagna il volo incerto
di giovani rondini
mentre pipistrelli veloci
puntano al mio naso e sterzano improvvisamente
ottenuto il mio spavento.
Scruto i vostri ricami
spiando le vostre intenzioni
per la mia sera.
Affascinata in voi ripongo
ogni mio pensiero.

07 agosto 2020

SE EREDITASSIMO UN RIMORSO

Ci hai lasciati. Una vita consumata sul dorso della montagna addolcita, forse dal miele che vi ha dato notorietà  in tutta la vallata.Non ti sei lasciata travolgere nemmeno dal covid-19. Sei morta semplicemente sazia di giorni. Giorni insipidi della presenza dei tuoi familiari. Una costrizione pesante come un macigno nei pensieri e nello stomaco. E' l'eredità .

28 luglio 2020

VIAGGIARE INFORMATI


Suggerimento o programma che sia, oggi più che mai ci è richiesto e richiediamo di poter viaggiare informati. L’assillante presenza del virus covid-19, sta facendo la sua parte.

Viaggiamo informati qualunque sia il viaggio che ci apprestiamo a intraprendere; la meta che ci proponiamo di raggiungere ci spinge a richiedere informazioni alla fonte che più riteniamo idonea per non trovarci ad affrontare imprevisti e sorprese che possano rovinare le nostre aspettative di piacere.

Tanti viaggi racchiusi nel viaggio per eccellenza: la vita. Mia nonna soleva ricordare: “sappiamo dove siamo nati, non sappiamo dove moriremo”.

Viaggiamo informati anche nel percorrere la vita? Ci proponiamo una meta da raggiungere? A chi chiediamo indicazioni?

Per tutti noi che ci dichiariamo cristiani, è attiva una Guida h24, per tutti i giorni del nostro viaggio: la consultiamo? Inutile nascondere che, spesso e volentieri, siamo tutti più propensi ad arrangiarci, a far da soli aggiustando o modificando il percorso a nostro gusto. Talvolta nemmeno quando sbattiamo il naso contro il muro ci ricordiamo di avere a disposizione la Guida “viaggiare informati”.

Nella Bibbia, Parola di Dio, le indicazioni per compiere un viaggio in sicurezza sono continue e infallibili: molti sono gli episodi in cui la direzione indicata da Dio è risultata risolutiva per chi vi si affidava  a fronte dei disastri in cui incorrevano i trasgressori o “i turisti fai da te”, per dirla con uno slogan pubblicitario.

I quaranta anni nel deserto e la vicenda di Giona sono i passi che mi vengono ora alla mente. La presenza di Dio nella guidare il viaggio della vita di ogni credente, non è mai venuto meno: il libro degli Atti degli apostoli, ad esempio, ne è ulteriore testimonianza.

La stessa possibilità di essere guidati da Dio, la viviamo anche noi, ognuno di noi, oggi. L’esperienza personale del vivere per fede ci porta ad affidarci a Gesù completamente. Il Suo “viaggiare informati” ci dice innanzi tutto che noi dobbiamo attraversare difficoltà e compiere percorsi tortuosi come tutti i viventi.

Non è un vano allarme, il Suo. Egli ci incoraggia ad essere consapevoli di quanto dobbiamo affrontare e ci dà contemporaneamente lo strumento per superare ogni ostacolo: Se stesso. Siamo privilegiati.

Rimettere nelle mani del Signore il nostro viaggio terreno, viverlo praticando i Suoi insegnamenti ci permette di vivere senza alcuna ansietà e spavento il presente e il futuro per quanto ci appaiano complessi e , talvolta avversi. Il Signore ci ricorda che Egli per noi ha solo pensieri di pace ( Geremia 29:11); vivere confidando in Lui significa guardare oltre il momento apparentemente negativo e avere la certezza del bene per noi che ancora non vediamo.

Quale è la meta che vogliamo raggiungere? Noi Cristiani ne abbiamo una sola. Per raggiungerla, dobbiamo solo “viaggiare informati”. Buon viaggio per tutti noi!

 

 


25 luglio 2020

UNA TRACCIA


Che scia lascerà il nostro passaggio in questa vita,
vissuta nel periodo in cui tutto pare "liquido", pronto a evaporare ? Sarà una scia su cui muoveranno i loro passi chi ci ha conosciuti o un segnale di limite invalicabile, di allerta?

21 luglio 2020

ESTATE AMARA



Non basta essere vivi, avere un cuore che batte, la memoria pur con corti circuiti, le gambe bisognose di sostegno.

16 luglio 2020

COVID-19, LADRO INCENSURATO


“Devo farle compilare un questionario, anzi, scrivo io e lei firma soltanto”.
“Sì, lo so” e iniziano le domande solite che perseguitano tutti ormai da mesi : hai avuto il Covid, sei stato con persone infette, hai qualche sintomo, sai che…
“E’ stata in qualche paese dove fosse in corso un focolaio?”
“No!”
“Io però scrivo sì”
“Ma io non sono stata in nessun focolaio!”
“ Ma io scrivo sì”
“Ah beh, io “non sono stata”, io sono “residente”, vero, essendo Lombarda!”.
Chiudo con impazienza un passaggio obbligato per poter rivedere mia mamma dopo 5 mesi. Sono nel cortile antistante l’ingresso principale della casa di riposo, ho risposto distrattamente alle domande sbirciando il gazebo nel quale incontrerò mia mamma. So che lei entrerà da un ingresso diverso dal mio, quel tendone da circo bicolore rosso-arancione non mi attrae gran che e, anche dopo aver superato l’ingresso, mi delude per quanto è disadorno: due sedie dirimpettaie ma, separate da una parete di plexiglas, sono l’unico arredo. Mia mamma arriva accompagnata dall’educatrice, passo incerto facilitato dal deambulatore, un po’ più magra ma, si direbbe in salute. Il suo primo gesto è tendermi le braccia, “non mi saluti nemmeno?” chiede e viviamo entrambe il primo divieto mortificante: “no, mamma, non possiamo toccarci, c’è una parete”. Anche se non lo diciamo, siamo entrambe commosse, come se tutte e due fossimo delle sopravvissute. Tentiamo di parlarci e immediatamente ci accorgiamo di un’altra barriera: il plexiglas attutisce i suoni, mia mamma non mi sente anche se mi è stato concesso di togliermi la mascherina. Devo chiedere all’educatrice se possa fornire mia mamma di un cordless in modo che io possa telefonarle. Il provvedimento funziona per poco, mia mamma non vuole creare disturbo all’ educatrice che le ha dato il suo cellulare. Torniamo a non capirci, alle mie domande urlate rispondono gli anziani che chiacchierano e prendono il sole in prossimità del gazebo.
E’ mia mamma ad interrompere l’incontro ben prima dei trenta minuti a disposizione, la delusione sconfigge ogni entusiasmo.
Devo prenotare ogni incontro, ci rivedremo fra qualche giorno. Di te so solo quel che ho visto e quel poco che mi hai detto al cellulare: sei senza biscotti e caramelle, vorresti due canottiere nuove , di cotone a spalla larga.
Scelgo di rivederti all’aria aperta, come proposto dai responsabili della casa di riposo. Luogo dell’incontro la cancellata che,  fermamente chiusa, separa la strada dal giardino/ cortile della struttura. Ti accompagna la psicologa che trascina la sedia sulla quale ti accomoderai. Per non sbagliare le misure previste dalla distanza sociale, è stata predisposta una bella catena bianca e rossa fra paletti altrettanto graziosi. Mia mamma non capisce perché debba stare al di là di quella catena che scuote con rabbia.
E’ luglio inoltrato, fa caldo e nelle aiuole ortensie colorano quell’angolo di mondo mentre viene diffusa musica tradizionale dai testi conosciuti e canticchiati dagli anziani che possono godere le belle giornate in giardino.
Consegno alla psicologa biscotti, caramelle, canottiere: te li daranno una volta “disinfettati”.
Devo sempre alzare la voce, per farmi sentire. In pratica, non parlo con te ma, con tutti gli ospiti e con i parenti di altri avvicinati alla stessa cancellata, contemporaneamente. Grazie a Dio siamo in un paese in cui i legami parentali si perdono nella notte dei tempi, le storie personali si intrecciano nelle famiglie e sono vissute da tutti come proprie. Si parla, meglio si urla, di tutto e di nulla.
Così ogni volta. L’amarezza e la delusione diventano sofferenza pura, monta la rabbia.
Non tollero le tue lacrime, la tua stizza nell’allontanarti perché non riesci a dirmi quello che vorresti,  la tua insofferenza che somatizzi in uno stare poco bene non meglio specificato.
“ Quando aprite l’ingresso ai parenti?”
“Eh ci vuole ancora qualche giorno, l’ULS non ha dato ancora disposizioni”.
A me, riesce sempre di ottenere risposte inattese. L’Assessore alla Sanità risponde a un mio messaggio negando competenze dell’ ULS nel merito.
“Quando aprite l’ingresso ai parenti?”
“Ancora qualche giorno”.
Ci avviamo alla fine di luglio, siamo in località montana ove ancora si cita “pioggia d’agosto, rinfresca il bosco” e tutti sappiamo che con settembre il clima cambia e gli anziani hanno minori probabilità di stare all’aperto. La sensazione che sia necessario fare in fretta mi pervade.
Torno a casa inviperita, mi attacco al telefono: voglio sapere cosa succede in altre case di riposo in provincia. La persona all’altro capo del telefono, presidente di una delle case di riposo della provincia ( non lo sapevo rivestisse tale incarico) credo tolleri il mio sfogo urlato solo per sua innata bontà.
Non c’è verso: si è bravi solo se si evita l’infezione da covid-19.
Che cosa può contare di più se non snocciolare i dati attestanti l’assenza di casi o un numero ridotto di infezioni all’interno della casa di riposo?
Cosa importa se i nonni dichiarano che preferirebbero vedere una volta di più figli e nipoti e, al diavolo il Covid, morire se fosse il loro destino? La psicologa mi conferma che quello è il desiderio ricorrente nella maggioranza degli anziani.
Covid maledetto! Ti ho vissuto fra le mura dell’ospedale, porto i tuoi segni nel cuore e nell’anima; non ancora soddisfatto mi metti alla prova rubandomi mia mamma?
Ladro, maledetto ladro dei nostri nonni! Diabolicamente hai intrappolato la mente di molti di noi nella paura del tuo potere di sconfiggere la vita e, mentre tutti si guardano alle spalle per  poi mettersi al petto la medaglia di “salvatori dei nonni”, salvati dal tuo vigliacco attacco, tu te la ridi rubando la gioia, la serenità, l’affetto della famiglia ad ognuno di loro!
Tu, covid, non tornerai. Tu continui a imperversare nella mente di tutti rubando il bene supremo: l’amore reciproco.
Io tornerò, mamma! Tornerò e combatterò ora per un abbraccio ed un bacio che non voglio rimpiangere quando i giorni naturalmente si esauriranno.
L’incensurato ladro Covid lo vinceremo, insieme.






15 luglio 2020

SILENZI E SILENZI

Ci sono silenzi e silenzi: quelli determinati dalla necessità di ascoltare, quelli muti di parole, quelli talmente carichi della voglia di urlare le proprie sensazioni, il proprio dolore da rimanere silenziosi- Allora le pagine rimangono nude, messe alla prova dalla lunga attesa di essere di nuovo aperte, di nuovo voce di una anima. Arriva, ritorna la necessità del loro vivere, della loro disponibilità a raccogliere e racchiudere sorrisi e lacrime, perplessità e riflessioni per molti senza interesse. Chissà perchè abbiamo tutti, in un modo o nell'altro, la necessità di farci conoscere, di metterci in gioco!?!
Si torna a tessere la stoffa , a cucire l'abito per per le pagine assopite sperando nella realizzazione dell'abito della festa.