23 agosto 2020

L' ALTRUI PRIGIONE

 6 mesi di attesa per una Messa. Sembra ci voglia molto coraggio anche per ottenere la celebrazione di una Messa al di là delle sbarre. Che i Cristiani stiano vivendo periodi difficili e complicati per la professione del loro credo, è più che mai risaputo ( e taciuto) ma, difficilmente si pensa che il problema possa riguardare uno di noi o i nostri familiari. Siamo ancora troppo abituati ad essere liberi di scegliere e ottenere.
 Persone fidate mi raccontano di strutture per anziani e disabili  ancora chiuse alla visita parenti. I dirigenti delle strutture ritengono di non avere spazi o situazioni di sicurezza tali da garantire l'accesso dei parenti senza conseguenze ( di cui non vogliono eventualmente  assumersi le responsabilità).
Lo fanno per il bene dei "nonni".
 Quanto strazio ci sia nel cuore di ogni anziano, nessuno lo sa.
 Ascoltando i loro discorsi, fatti di frasi fatte che si ripetono a vicenda come bravi scolaretti di un tempo, emerge il loro piegarsi alla volontà altrui perché non hanno altra scelta e perché anche la TV dice che bisogna fare così. 
Al di qua delle sbarre, il mondo trafelato e ansimante sparpaglia informazioni di ogni genere in merito al propagarsi del virus cercando, di volta in volta,  chi mettere sulla graticola del peccato: ora van di moda coloro i quali rientrano dalle vacanze.
 I nonni son sempre là, con il loro fisico involucro integro di un animo emaciato, debole, spoglio di ogni desiderio per il breve futuro ancora a loro disposizione.
I figli, i parenti, ringraziano ossequiosi quei dirigenti che si prodigano affinché l'involucro dei loro nonni non si stropicci. Non gridano il loro malessere, il disagio dettati dal non poter vedere di persona i loro congiunti. Non pronunciano parola per paura: paura di ritorsioni esplicitate sui loro cari lì ricoverati. Taciono per il bene dei loro nonni.
 Donne e uomini liberi incarcerati nei loro timori dalla prepotenza altrui. 
 I nonni al di là delle sbarre cercano di ricordare gli atti e le espressioni di affetto che non vivono da mesi e scrutano con timore il presente poco rassicurante per il futuro. Chi li abbraccerà?
Diventano famiglia coloro i quali li assistono, professionisti che taciono situazioni inadeguate alla soddisfazione del benessere olistico dell'anziano, persone le quali preferiscono il silenzio per mantenere il posto di lavoro alla coraggiosa denuncia a favore dei nonni. La "colpa" viene rimbalzata al di qua delle sbarre, sui parenti che non gridano le loro ragioni a difesa dei nonni . 
"Si sa", mi dicono, " che gli anziani i cui parenti sono rompiscatole ottengono di più. Chi ha parenti dimessi, è destinato a trattamenti dimessi.".
Una sfregatina di mani, una alzata di spalle e , considerata già un atto di coraggio la confessione, si torna nell'oblio, nella prigione dei propri sentimenti e della propria professione.
 Il pugno nello stomaco all'udire la verità rimane imprigionato nelle maglie dei pensieri.
I nonni son sempre là, dietro le sbarre , disincantati dalle esperienze di vita parlano solo di ciò di cui hanno capito di poter dire.
Unica certezza ciò che il mondo rifiuta: la fede in Dio. La fede li rende liberi. 
 


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