15 agosto 2020

QUELLE MESSE PROIBITE...

Sono di quella generazione abituata ad alzarsi al richiamo della voce della nonna la quale le avrebbe accompagnate poco dopo alla prima Messa del giorno, appena sorta l'alba, scrupolose nell'accostarsi al sacramento dell'Eucarestia a digiuno completo. Come se avessero la possibilità di colazioni abbondanti e succolente. Sono loro, ancora in grado di recitare le preghiere in latino, poco importa se la sintassi non è corretta, sempre pronte a recitare il rosario sapendo tutti i misteri a memoria. In barba all'Alzheimer.
Sono le nonne dai comodini tappezzate da "santini", le immaginette di santi e beati per cui nutrono una sincera devozione, sono i nonni che corrono alla messa col cappello in mano, inchinandosi prima davanti al prete e poi al Santissimo. Sono uomini che ricordano ancora le fatiche del lavoro "a piovego" ( non retribuito se non con il cibo per il mezzogiorno della giornata di lavoro) a favore della pieve.
Sono i nostri nonni che, per una ragione o per l'altra, vivono nella casa di riposo. Sono i nostri nonni, i nostri genitori.
Sono i prigionieri per eccellenza del covid-19.
E' Ferragosto: mentre tutti i telegiornali ossessivamente si occupano di presunti e veri trasgressori delle norme "anti covid" filmati in spiaggia o in montagna, nessuno parla della "accurata protezione" a cui sono costretti i nostri nonni. Ma le linee guida sono state emanate.
" Sai, don Sergio mi ha regalato la sua corona affidandomi l'incarico di recitare il rosario e io continuo a farlo, tutte le mattine, così passa  anche il tempo per tutte noi. Don Sergio ci teneva che si recitasse il rosario prima della messa..."
" Chi celebra la messa, adesso?"
"Nessuno! Nessun prete è autorizzato a entrare, per via del covid. Nessuno si prende la responsabilità di acconsentire l'ingresso ad estranei che non siano indispensabili.
" Noi continuiamo a pregare. Quello che ci salva da tutte le situazioni, anche da questa del covid, è la fede. Anche all'ospedale sai, il dottore ha alzato le braccia e mi ha detto " non, capisco, questo è un miracolo" e io credo che i santi mi aiutino sempre.".
Lasci quell'incredibile parlatorio all'aperto, al di qua e al di là dell'inferriata, distanza di sicurezza tracciata per i nonni che faticano a sentire, a vedere mentre le voci di più parenti si sovrappongono e gareggiano per trasmettere messaggi che di personale non possono avere nulla ripassando silenziosamente tutti gli studi  in merito alla teoria olistica, alla centralità del paziente nel processo dell'assistenza infermieristica. 
"Bravo covid!" , gli parli come fosse lì al tuo fianco," Sei un essere astuto,  capace di stordire le folle, di privare delle cure indispensabili  all'anima coloro ai quali viene somministrata la volontà altrui giustificata come salva vita!".
Nonni in prigionia, anime affamate lasciate senza nutrimento. Vittoria facile e indiscussa del virus.
Mentre si canta vittoria per non avere casi di contagio da notificare, non ci si avvede di essere vittime della sua perfidia che porta al deterioramento progressivo della componente immortale del nostro essere donne e uomini. Nemmeno si pensa di mettere a disposizione tamponi e test sierologici per i preti. Incredibile, no? Tamponi per tutti ma, non per i preti che, tacendo,
accettano di discriminare i propri parrocchiani.


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