Percorri
tutto il viaggio di rientro in città pensando ad essa. Si sovrappongono riflessioni che spaziano da
l’ambito assistenziale a quello educativo, sociale.
Hai sempre
considerato un vantaggio per gli anziani , qualora non ci sia altra soluzione, poter vivere in una struttura radicata per
storia e tradizioni nel loro paese natio:
rileggere fatti storici o di
cronaca e commentarli nel loro dialetto senza il problema di non essere
compresi, ognuno protagonista di un ricordo, condividere la visita di familiari
e conoscenti, in fondo son tutti un po’ parenti, essere assistiti da persone
viste crescere, naturalmente capaci di esprimersi nella stessa lingua, sono
privilegi. Ne sei convinta.
Non pensavi
di dover tenere in considerazione i mormorii giunti alle tue orecchie di scontento del personale, tua madre affermava
di vivere come in albergo, hai discusso
animatamente alcune iniziative, è vero, ma tutto si è concluso velocemente.
Per “deformazione
professionale” tieni più sott'occhio l’esercizio
della professione di medici ed infermieri .
Accetti la loro valutazione di una maggiore necessità
di assistenza infermieristica per tua
madre ed il conseguente trasferimento in altro settore della struttura.
E’ un amaro
tuffo in quel passato in cui le case di riposo le annusavi ancor prima di oltrepassare l’uscio,
laboratori nel secolo scorso di progetti
e successivi protocolli per eliminare il problema ( non puoi dimenticare le discussioni , gli
obiettivi e gli interventi attuati anche da te con i colleghi di allora) dell’odore
fetido impregnante persino le mura.
Problema affrontato e risolto ovunque tu abbia avuto
modo di lavorare, di recar visita ad un
anziano, ti coglie di sorpresa in quello stretto corridoio su cui si affacciano
camere di degenza e servizi igienici.
In quella
casa di riposo del villaggio vi lavorano infermieri giovani, appena laureati,
un giovane coordinatore e infermieri
esperti, operatori regolarmente
formati. Possibile che nessuno se ne
renda conto?
Azzardi un
ironico commento, non recepito come suggerimento per un intervento radicale e
ti dispiaci profondamente pensando a come sia facile per una neolaureata
adagiarsi nell’abitudine.
Esplodi
allora in una rivendicazione violenta che offende coordinatore infermieristico
e dirigente, forse anche gli operatori e gli infermieri, ti è impossibile non pensare alle “voci”
raccolte in paese .
Cocciuta di
carattere, forte delle tue competenze professionali non molli l’osso sino ad
avere di ritorno un pressante invito a
prenderti tua madre e togliere il disturbo. “Togliere il disturbo”?
Stai viaggiando
a velocità sostenuta , si susseguono e affollano la tua mente mille
considerazioni condivise anche con tuo marito ma, soprattutto, è un chiodo
fisso un avvertimento pronunciato da più persone: “Sta attenta a quello che fai
perché tua mamma vive lì.”
Tua
mamma? Certo potresti anche cercare un’altra
struttura ma, gli altri anziani continuerebbero a vivere lì, il problema
rimarrebbe. E perché dovresti
cedere, perché dovrebbero rifarsi su tua madre, perché dovresti abbassare la
testa ,dimenticare e tacere una
deficienza nella gestione della casa di riposo del villaggio?
Perché devi
ascoltare discorsi che ipotizzano connivenze solitamente considerate normalità
in altre zone d’Italia ( mi perdonino gli Italiani) ma, non nella tua terra?
Soprattutto:
perché gli infermieri non agiscono, non si appropriano della loro
professione? Gli Infermieri , dove sono gli Infermieri
orgogliosi della loro professione pronti a combattere perché sia rispettata,
apprezzata e lo siano loro stessi?
Sei arrivata
a casa, fra poche ore riprenderai il tuo
ruolo di Infermiera in ospedale. Non sai ancora quale decisione prenderai. Di certo
sai che, una volta ancora, combatterai per una comunità, non per un solo
individuo anche se si tratta di tua mamma. Combatterai anche con e per gli
Infermieri.
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