16 luglio 2016

QUELLA CASA DI RIPOSO DEL VILLAGGIO


Percorri tutto il viaggio di rientro in città pensando ad essa.  Si sovrappongono riflessioni  che spaziano da
l’ambito assistenziale a  quello educativo, sociale.
Hai sempre considerato un vantaggio per gli anziani , qualora non ci sia altra soluzione,  poter vivere in una struttura radicata per storia e tradizioni nel loro paese natio:  rileggere  fatti storici o di cronaca e commentarli nel loro dialetto senza il problema di non essere compresi, ognuno protagonista di un ricordo, condividere la visita di familiari e conoscenti, in fondo son tutti un po’ parenti, essere assistiti da persone viste crescere, naturalmente capaci di esprimersi nella stessa lingua, sono privilegi. Ne sei convinta.
Non pensavi di dover tenere in considerazione i mormorii giunti alle tue orecchie  di scontento del personale, tua madre affermava di vivere come in albergo,  hai discusso animatamente alcune iniziative, è vero, ma tutto si è concluso velocemente.
Per “deformazione professionale”  tieni più sott'occhio l’esercizio della professione di medici ed infermieri .
Accetti  la loro valutazione di una maggiore necessità di assistenza infermieristica  per tua madre ed il conseguente trasferimento in altro settore della struttura. 
E’ un amaro tuffo in quel passato in cui le case di riposo le annusavi  ancor prima di oltrepassare l’uscio, laboratori nel secolo scorso di progetti  e successivi protocolli per eliminare il problema  ( non puoi dimenticare le discussioni , gli obiettivi e gli interventi attuati anche da te con i colleghi di allora) dell’odore fetido impregnante persino le mura. 
Problema  affrontato e risolto ovunque tu abbia avuto modo di lavorare, di  recar visita ad un anziano, ti coglie di sorpresa in quello stretto corridoio su cui si affacciano camere di degenza e servizi igienici.
In quella casa di riposo del villaggio vi lavorano infermieri giovani, appena laureati, un giovane coordinatore e infermieri  esperti, operatori  regolarmente formati.  Possibile che nessuno se ne renda conto?
Azzardi un ironico commento,  non recepito  come suggerimento per un intervento radicale e ti dispiaci profondamente pensando a come sia facile per una neolaureata adagiarsi  nell’abitudine.
Esplodi allora in una rivendicazione violenta che offende coordinatore infermieristico e dirigente, forse anche gli operatori e gli infermieri,  ti è impossibile non pensare alle “voci” raccolte in paese .
Cocciuta di carattere, forte delle tue competenze professionali non molli l’osso sino ad avere di ritorno un pressante invito a  prenderti tua madre e togliere il disturbo. “Togliere il disturbo”?
Stai viaggiando a velocità sostenuta , si susseguono e affollano la tua mente mille considerazioni condivise anche con tuo marito ma, soprattutto, è un chiodo fisso un avvertimento pronunciato da più persone: “Sta attenta a quello che fai perché tua mamma vive lì.”
Tua mamma?  Certo potresti anche cercare un’altra struttura ma, gli altri anziani continuerebbero a vivere lì, il problema rimarrebbe.  E perché dovresti cedere,  perché dovrebbero rifarsi  su tua madre, perché dovresti abbassare la testa ,dimenticare e tacere  una deficienza nella gestione della casa di riposo del villaggio?
Perché devi ascoltare discorsi che ipotizzano connivenze solitamente considerate normalità in altre zone d’Italia ( mi perdonino gli Italiani) ma, non nella tua terra?
Soprattutto: perché gli infermieri non agiscono, non si appropriano della loro professione?  Gli  Infermieri , dove sono gli Infermieri orgogliosi della loro professione pronti a combattere perché sia rispettata, apprezzata e lo siano loro stessi?

Sei arrivata a casa, fra poche ore riprenderai  il tuo ruolo di Infermiera in ospedale. Non sai ancora quale decisione prenderai. Di certo sai che, una volta ancora, combatterai per una comunità, non per un solo individuo anche se si tratta di tua mamma. Combatterai anche con e per gli Infermieri.

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