13 ottobre 2017

LA SCONFITTA DELLA PROFESSIONE INFERMIERISTICA

Troppi laureandi imbottiti di conoscenze scientifiche, per altro indispensabili, che non sanno applicarle con razionalità, competenza e soprattutto calandole sulla persona, si stanno affacciando, ammesso che lo trovino, al mondo del lavoro.
Ho avuto modo di seguire gli studenti di Infermieristica e prima ancora degli allievi della scuola regionale per Infermieri Professionali per parecchi anni: la differenza fra i primi e gli ultimi è abissale.
Ai tempi ( sino al 1991 circa), ragazzi di 16 anni venivano avviati all'assistenza infermieristica con la pretesa da parte dei loro formatori di una maturità di cui non tutti  erano capaci.
Ricordo ancora gli inizi degli anni scolastici con classi di 50 allievi per sezione ( in regione Lombardia gli studenti ricevevano cospicui assegni di studio causa mancanza di Infermieri): a distanza di due mesi, periodo di insegnamento esclusivamente teorico e propedeutico, la selezione era già più che sostanziosa. Al termine dell'anno scolastico, dei 50 aspiranti infermieri ne rimanevano 13\14.
Non era una selezione basata solo sul grado di apprendimento, anzi: la valutazione era sostenuta da una rigorosa osservazione del comportamento e delle doti personali dello studente.
 Molte direttrici di quelle scuole furono poi criticate perché tali osservazioni e risultati non erano quantificabili e matematicamente dimostrabili eppure, quel "fiuto di naso" risultava nel tempo e nella professione molto azzeccato.
La preparazione scientifica era forse meno consistente, esclusivamente in lingua italiana, ma l'attenzione per il malato e l'applicazione delle conoscenze alla realtà della singola persona erano assolutamente indispensabili per ottenere diploma ed abilitazione di stato.
Giustamente si è lavorato a lungo, nell'ambito della federazione IPASVI, per ottenere il riconoscimento della professione infermieristica liberandola dal ruolo di sottomissione di "professione ausiliaria";  necessario era il salto di qualità della formazione da scuola regionale a diploma di laurea prima e laurea dopo; corretto l'occhio di attenzione per gli studenti ai quali si richiedeva una maturità non consona all'adolescenza.
 Tutto esatto, tutto entusiasmante per una professione che, anche se non lo si vuole ancora ammettere, sostiene in primis l'attività di strutture ospedaliere o di ricovero, è responsabile 24 ore su 24 dell'assistenza alla persona in difficoltà.
Ora gli studenti accedono al corso di laurea in Infermieristica spesso superando un test di ammissione, sanno di aver diritto all'appellativo di "dottore".
Sarà colpa della generazione da noi adulti cresciuta secondo linee educative innovative ma, sicuramente molti giovani studenti di infermieristica non hanno più l'attenzione per il malato e non vogliono farsene carico con la stessa premura prodigata dai sedicenni della scuola regionale per Infermieri Professionali. Nemmeno dopo essere stati ripetutamente richiamati.
Certo l'università non ha doveri educativi nei confronti degli studenti e molti atenei hanno istituito corsi di laurea in Infermieristica di notevole livello riconoscendo ufficialmente il ruolo di "tutor clinico" ad Infermieri i quali si prestano all'ulteriore carico di lavoro e di responsabilità talvolta gratuitamente. Su i tutor clinici ricade la responsabilità di "educare" lo studente alla professione e di stilarne una valutazione.
Gli studenti, ormai persone adulte possono controbattere e non accettare o riconoscere le loro difficoltà. Giusto.
Siamo alle soglie della prossima sezione di seduta di laurea. Altri giovani Infermieri pronti ad assisterci.
Purtroppo accade che si alzi il bicchiere per il brindisi dei festeggiamenti celando fra colleghi o in se stessi l'unico augurio sincero che l'anziano infermiere sa formulare: " Spero non sia mai lui ad assistermi.".
Dove abbiamo sbagliato, noi Infermieri "Tutor clinici"?
Davvero l'Università è esente da ogni senso di colpa e di responsabilità?
Auguri a tutti i neo laureandi Infermieri! A me rimane una speranza: facendo riferimento ai cicli e ricicli storici spero riscoprano tutti il profondo significato e l'orgoglio di essere missionari di salute in senso lato.

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