“ Clinicamente nulla osta perchè il
paziente non possa uscire in permesso”
Mi avvalgo del vantaggio di essere
vecchia, potrei essere tua nonna, per continuare a parlarti in
italiano e per sollecitarti ad imparare la mia lingua. Tuo padre
credo mi fulminerebbe, se potesse. Anche con lui insisto a parlare la
lingua della mia nazione, l'Italiano. Impietosamente.
Hai la stessa età di mio nipote. Di
certo la vita, come si suol dire, anche con te non è stata
particolarmente generosa.
Sembri più giovane della tua età,
per aspetto e per comportamento. Totalmente dipendente da tuo padre
che, per qualche a noi oscura ragione, non ti permette di imparare
l'inglese, non vuole tu conosca l'italiano e continua a parlarti
nella vostra lingua: l'arabo.
Nessuno può interporsi fra lui e te.
Rifiutato anche l'intervento di un medico di madre lingua araba, non
ti è concesso di conoscere direttamente e di porre domande che, è
impossibile tu non abbia da soddisfare: sei in ospedale, in un paese
straniero da mesi e stai male.
Non sei mai tu a chiederci un farmaco,
lo chiede tuo papà. E' lui che decide come e quando dobbiamo
somministrartelo, dice di essere medico.
Esci raramente dalla tua camera, solo
per alcuni minuti puoi respirare l'aria “pura” della città,
vederne le luci e sentirne i rumori condividendo spazi comuni e
sempre sotto lo sguardo attento ( o invadente?) di tuo papà.
Non sappiamo nulla di te se non la tua
terribile patologia.
Non possiamo nemmeno tentare di
soddisfare un tuo desiderio, un capriccio; rimaniamo invece
stupefatti dalle richieste a volte singolari di lui, tuo padre.
I rapporti si fanno tesi.
Fra noi medici e infermieri cerchiamo
la condivisione di un comune comportamento per tutelare te e
continuare il piano terapeutico assistenziale eludendo le
intromissioni improprie di tuo padre.
Che avrai mai nel cuore, giovane uomo?
La nostra differente cultura mi impedisce di leggere il tuo sguardo
che incrocio per pochi attimi, di sfuggita, quasi rubandolo alle
occhiatacce di lui, tuo padre.
Le occhiatacce le rendo, credo sia una
sfida non gradita da parte di una donna da un uomo di cultura
islamica, a tuo padre.
Approfitto della mia vecchiaia per
farti una carezza, per rompere il silenzio:
“Allora sei milanista? Hai visto la
partita, l'altro giorno?”. Ti rubo un sorriso, dopo che tuo padre
ha doverosamente tradotto in arabo le mie parole.
Avevo notato la tua maglietta del Milan
e le ciabatte rossonere.
Lo sport, il calcio apre uno spiraglio
di dialogo anche con i medici.
Vuoi andare allo stadio, vuoi
presenziare al derby Inter-Milan. Così comunica e chiede tuo padre.
Sapranno mai i tuoi idoli di avere uno
spettatore tifoso tanto speciale sugli spalti?
Tornerai in ospedale probabilmente dopo
la mezzanotte, alla faccia di ogni regolamento.
Per una volta siamo tutti d'accordo con
tuo padre nel trasgredire le disposizioni nosocomiali.
Vinca il migliore. Che tu possa vincere
la tua difficile battaglia e che tu possa prendere in mano le redini
della tua vita, aggiungo io da nonna di cultura occidentale.
W il Milan, comunque vada.
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