05 gennaio 2011

TRAMONTO

Mio Dio, mio Signore,
alzo gli occhi da quel piatto in cui ho appena sminuzzato il cibo e mi guardo attorno:
carrozzine su cui giacciono corpi parzialmente inanimati,
spalle curve che sostengono capi canuti dai visi inespressivi,
solo barlumi di interesse negli occhi che cercano disperatamente persone familiari;
girelli di varia fattura e colori parcheggiati accanto alle pareti, identificati con cartelli su cui è scritto a caratteri cubitali il nome dell’utente;
resti di fisici aitanti accartocciati nelle pose più strane sulle sedie, intrappolanti scampoli di intelletto appena sufficienti a borbottare i propri bisogni.
L’aria impregnata dal puzzo incancrenito di pannoloni intrisi degli umori corporali.
Tutt’intorno personale distratto si muove alacremente gustando l’ormai prossima fine del turno,parlottano fra loro in una babele linguistica che esclude volutamente i presenti.
I vari messaggi rivolti agli utenti che annullano l’identità e la singolarità di ognuno,
negano il ruolo ed il riconoscimento sociale meritatisi in un tempo che non è più...
Signore, mio Dio: ognuno di loro è una tua creatura!
Nel viso di ciascuno cerco tracce del loro essere stati uomini e donne apprezzati e riconosciuti per il loro impegno: tutto sembra svanito, tutto annullato dal tempo impietoso che ha cancellato la voglia e l’estro del dipingere,
la voce limpida e musicale,
la capacità di articolare passi di danza,
la loquacità conquistatrice ed ammaliante.
Signore,mio Dio: sono uomini e sono donne che tu hai dotati di ingegno diverso ed unico,
sono persone, Signore, sono persone come lo sono oggi io che li osservo ed in loro posso vedere il mio possibile futuro.
Padre, che sofferenza scorrendo lo sguardo da uno all’altra, sorridendo loro mentre cerco di invogliarli a nutrirsi ancora,
quanta ipocrisia nel parlare e prospettare un giorno migliore,
quanta amarezza assaporo immaginando comprendano il loro essere vittime impotenti alla mercé delle decisioni altrui!
Nel frastuono di note musicali non appartenenti alla nostra cultura, sottobraccio a persone sconosciute i cui gesti e smancerie affettuosi sprizzano viscidità bugiarda ed opportunista li guardo mentre lasciano la sala:
Signore, ai loro letti affideranno le membra stanche; a chi affideranno la loro vita?

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