26 dicembre 2010

Veglie

Ti scruto, sai,
nel tuo passeggiare lungo un anonimo e spoglio corridoio ospedaliero:
tu non parli ma so della tua ansia per il nuovo giorno
che non sai se sarà ancora tuo:
Ti sento, sai,
mentre nel tuo letto cerchi una più comoda postura
che ti aiuti a dimenticare il doloroso intervento programmato
nel giorno che inesorabilmente si avvia.
Ti immagino,sai, ad occhi chiusi,
oltre la porta chiusa,
mente chiusa nel tentativo di dimenticare il tuo destino,
rifiutando di ricordare ciò che ti rende ancora più difficile vivere il presente.
Ti ascolto,sai, mentre dal tuo letto mi giunge la tua flebile richiesta di aiuto
che altro non è se non la voglia di compagnia.
Vi ho,uno ad uno.
So l’angoscia delle vostre famiglie:
la realtà tanto desiderata e temuta non celata nemmeno per pietà.
Tutto spiattellato lì in un minuto: devi solo prendere,non puoi lasciare.
Riuscirò a starti vicino come tu ti aspetti che io faccia?
Silenzio interrotto da note musicali
che si rivelano dolce melodia sulla quale modulare una preghiera.

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