05 agosto 2012

ASCOLTA

ASCOLTA…


Ti osservo sulla prima pagina di molti quotidiani (per forza!mi vien di sottolineare: di molti sei azionista ,di alcuni addirittura di maggioranza), sorridente ed elegante con ostentata sicurezza. Cerco il tuo sguardo,il foglio stropicciato me lo nega lasciandomi la possibilità di immaginarlo: faccio fatica. Faccio fatica anche a scriverti ( il che è tutto dire per una scribacchina come me!) eppure credo tu debba sapere…

Nella mia posta aziendale ho conservato tutte le mail pervenute da precedenti dirigenti,traghettatori verso la soluzione conclusiva i quali,passo dopo passo, hanno informato ognuno di noi di quanto stava accadendo e tutti ci hanno spesso rincuorati e dichiarato il loro apprezzamento per come continuavamo a lavorare con impegno,compatti nonostante l’assoluta incertezza della situazione, nello spirito etico e professionale che il nostro presidente ci aveva richiesto,inculcato,trasmesso.

Di te ho solo il discorso di insediamento e non per distrazione: non ci hai scritto altro.

Ero in sala, quel giorno ed ho vissuto nettamente l’amaro che scorreva anche fra quelle persone che, a conclusione del tuo monologo, ti hanno applaudito; ho visto le loro facce deluse per quel rivolgerti a noi che non c’è stato,se non per un momento ( “ho fiducia in voi” calpestato dall’immediato “ho fiducia in me”) mentre avevi lasciato trapelare neppure troppo velatamente quale sarebbe il tuo comportamento con “i monelli” ,così mi permetto di definirci elegantemente.

Per quanto non conti nulla, sappi che io non ti ho applaudito.

Hai calpestato il mio dolore,il dolore di molti di noi; hai avuto espressioni sarcastiche per persone le quali,pur ammettendo che abbiano compiuto degli errori mastodontici, hanno costruito e voluto una struttura all’avanguardia e soprattutto non hanno mai taciuto l’apprezzamento e l’orgoglio per avere collaboratori di grande valore. Tutti noi abbiamo vissuto la consapevolezza di essere “di più”, noi tutti eravamo “ il nostro ospedale”.

Poco ti importa?

Bene! Sappi,tuttavia, che non hai saputo conquistare il nostro cuore (perché mi viene il dubbio che tu non capisca il significato di “cuore”?), non hai la nostra fiducia, non sei “il nostro ospedale”.

Guardati attorno: tutto quel che è tuo perchè l’hai comperato non vive e non vivrà senza l’anima ed il cuore di chi ci lavora.

Sei solo. Certo sei potente: puoi licenziare,sostituire,scegliere altre persone di tua fiducia senza cuore e senza anima ma, ricordati! gli ammalati non hanno solo un corpo su cui speculare; hanno un cuore,hanno un’anima che solo chi possiede sa capire.

E tu,degli ammalati, nel tuo discorso di insediamento,non hai mai parlato.

E noi,il malato, lo consideriamo la centralità della nostra professione.

“il nostro ospedale” Siamo noi.

Disposta a parlartene.tz



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