21 settembre 2015

LA SOTTOVESTE

All'improvviso ti accorgi che la signora vaga vestita di sola sottoveste nera con l'orlo di pizzo nero. Non credi ai tuoi occhi , sei senza occhiali, perciò sfidi l'olezzo di giorni d'astinenza da acqua e sapone e ti avvicini ancora un po' a lei che si avvia verso la porta, borbottando perché sollecitata a lasciare la camera di degenza ove vivono suo figlio ed un altro paziente e lei vi bivacca nonostante i ripetuti solleciti a lasciare almeno di notte il figlio in pace e gli infermieri liberi di fare assistenza,ma ogni speranza di errore è vanificata anche dalla trasparenza che aggiunge spettacolo allo spettacolo. "Signora, dove va vestita della sola sottoveste? Va bene tutto ma,siamo in ospedale!". Allunghi il passo senza attendere la sua risposta,hai ben altro da fare, ti insegue il suo borbottio in vernacolo a te incomprensibile mentre cerchi di mettere in giusta sequenza di priorità i concetti di dignità della persona, rispetto per le altre persone, regole ospedaliere,tolleranza e compassione. Sei ancora alle prese con i tuoi ragionamenti senza soluzione quando, passandole accanto ti senti apostrofare: "lei è troppo nervosa, non può fare questo mestiere". Sorridi e non le racconti di quei minuti appena trascorsi tenendo fra le tue la mano di suo figlio che inaspettatamente ha teso verso te, silenziosa richiesta che nemmeno i suoi occhi penetranti hanno saputo spiegare alla quale hai posto rimedio raccontandogli: "sai, ho fatto arrabbiare tua mamma perché va in giro in sottoveste" strappandogli uno dei suoi rari sorrisi.

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