Ai giorni nostri, si direbbe si sia più disponibili ad amare chi è già deceduto piuttosto che chi è vivente e al nostro fianco. Ne sono testimonianza gli innumerevoli auguri pubblicati su i social network ogni giorno, indipendentemente da cultura e nazionalità dello scrivente. Pare quasi un voler esorcizzare la morte nel dubbio della sorte del proprio caro defunto; "Ovunque tu sia" specificava una persona a completare l'augurio arricchito da una allegra immagine di fiori e palloncini.
E tutti i lettori, amici virtuali, pronti a cliccare il "mi piace". Cosa, piace? Il grottesco augurio? Il dubbio di non sapere se il messaggio possa essere letto o ricevuto o recapitato?
La confusione in merito al "al di là" regna sovrana: lo si nega e nello stesso tempo lo si crea a proprio piacimento, immagine riflessa della vita terrena quotidiana, incuranti dell'insegnamento cristiano di cui la maggioranza degli autori degli auguri affermano di essere seguaci.
I nostri cari defunti non festeggiano alcun compleanno e vivono l'eternità secondo la loro personale, consapevole decisione maturata e vissuta nei loro giorni terreni: con Cristo o lontani da Cristo.
Ogni augurio è solo tempo perso.
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