12 febbraio 2018

LA SOFFERENZA LEZIONE DI VITA GENEROSA




Pensando a noi stessi, sovente viviamo il timore della sofferenza calando l’evento su noi stessi quale esito di nostre scelte personali o di patologie devastanti il nostro organismo. Raramente pensiamo ad eventi funesti, improvvisi e imprevedibili che si abbattano su noi trafiggendo il nostro pacifico vivere.
Quando accadono, immancabilmente siamo impreparati ad accettarli, ancor meno ad affrontarli.
La sofferenza viene costantemente rifiutata, al giorno d’oggi, in nome di una dignità di vita i cui parametri sono decretati dagli stessi uomini, personalità riconosciute eccellenti esperti di etica, i quali per loro stessi, messi alla prova, nessuno sa se li applichino.
Perchè soffrire inutilmente?” è il quesito ricorrente; meno consueto pare essere la domanda “ la sofferenza è davvero inutile?”.
La società contemporanea, in nome del progresso sociale, alla luce di importanti ricerche scientifiche e conoscenze raffinate, ritiene di poter ammodernare l’esistenza umana e di renderla più felice spogliandola di difficoltà secolari che i nostri antenati impararono a superare riconoscendo la loro naturale limitatezza. Si dice che tutti i popoli trovarono nell’inventarsi un dio la scappatoia per giustificare i loro insuccessi, per sopportare la sofferenza vissuta come punizione dei loro dei o come sacrificio per rendersi propizio il loro interessamento. Noi consideriamo arte statue, dipinti, feticci a cui molti attribuiscono doti salvifiche: di loro non vi è racconto che abbiano mai provato o condiviso la sofferenza umana.
Come cristiani, spesso chiamiamo in causa il Signore solo in particolari momenti della nostra vita, ad esempio nella sofferenza.
C’è chi sommerge Dio con mille ripetuti “perchè?”, c’è chi Lo maledice ritenendoLo unico colpevole, c’è chi Lo invoca per ricevere aiuto.
Forse nessuno di noi, di fronte ad un evento tragico che ci spossa, riesce a ricordare che il primo ad avere vissuto la sofferenza sino alla morte provocata da altri, immeritata, è Gesù.
Gesù è stato crocifisso sulla croce ed ha sofferto come uomo l’atrocità nella propria carne, nella propria sensibilità.
L’atto compiuto dagli uomini sul Golgota nei Suoi confronti fu l’ultimo di una miriade di oltraggi e affronti che Egli subì come ognuno di noi li subisce quotidianamente dal proprio prossimo.
Gesù non ha mai rinnegato o rifiutato la sofferenza.
Egli ha trasformato la Sua sofferenza, la Sua morte nel dono più prezioso che l’umanità abbia mai ricevuto: la salvezza, la vita eterna.
Di certo noi non possiamo fare altrettanto ma, possiamo trasformare la nostra sofferenza, di qualunque genere essa sia, in un dono: vivendo sulla nostra pelle situazioni difficili, possiamo essere di aiuto per coloro i quali si trovino nelle stesse situazioni donando loro il nostro aiuto, il nostro sostegno ben conoscendo, avendolo sperimentato, il loro sentimento.
Volere sfuggire alla sofferenza, negare l’esperienza del soffrire conduce la persona, oltre che all’inganno più palese, alla totale incapacità di amare e di soccorrere chiunque. Se stesso compreso.
Ringraziamo Gesù per il Suo potente e perfetto esempio di uomo sofferente, Dio salvatore e liberatore che sulla croce ha portato ogni nostro dolore, ogni nostra malattia affinché, invocando il Suo intervento, noi possiamo trovare la guarigione.


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