11 dicembre 2011

TIZIANA FAORO INTERVISTA NINNJ DI STEFANO BUSA'

INTERVISTA di Tiziana Faoro a NINNJ DI STEFANO BUSA'

 

 

D: quale collocazione intellettuale dà alla Poesia la società di oggi?

 

R. la rappresentazione che in ogni epoca storica credo abbia dato, ovvero, indica uno spartiacque, tra l'affanno e la tregua, tra l'essere e il divenire, tra il bene e il male, tra il reale e il sogno. Certo nella società del postmoderno la Poesia si sente un po' fuori luogo, è una campana stonata, perché altre sono oggi le priorità: oggettive prioritarie: lo stravolgimento dell'economia mondiale con la conseguenza dell'impoverimento per metà del pianeta, la lotta per la sopravvivenza, per la vita in un mondo ormai sovraccarico di scorie venefiche, di individualismo, di libertarismo esasperato, sentinelle di sventura, una società sull'orlo di una recessione mondiale, con interi Paesi allo sfascio, le rivoluzioni del nord Africa per la libertà dei popoli dalle dittature etc, parlare di Poesia può apparire blasfemìa. Eppure, è quasi certo che proprio quando le risorse umane vengono meno, ci si attacchi alle ragioni del cuore per resistere, e la poesia è la ragione prima, la sola in grado di garantirci un po' di tregua, in un panorama arroventato dal malessere. Antropologia docet. Ogni epoca martoriata ha avuto i suoi poeti, e proprio in funzione di essi si è ricreata quella continuità di legame tra il passato e il futuro, in un contesto che supera ogni diatriba, ogni sventura umana.

 

D: Lei, oggi, è tra le più interessanti e rappresentative figure del diorama lirico contemporaneo. La sua vocazione al magistero della poesia è datata. Bisogna indare molto indietro nel tempo per ricercare la sua vena artistica, supportata da decenni si esperienza, di laboratorio scrittorio, di tirocinio e di messa in opera? o è frutto di una innata e particolarissima predisposizione all'arte del linguaggio?

 

R. credo di averne avuto capacità d'intuizione in età scolare. Poi i fatti della vita, le situazioni possono ritardare l'aspirazione a scrivere. Io ho iniziato piuttosto presto (13 anni) ma non c'è un'età precisa per scrivere poesia, essa si manifesta quando vuole, s'instaura nel nostro essere, malgrado noi, è una cellula del nostro genoma, che può comparire in qualsiasi momento, in ogni luogo e parla, e ci narra la sua necessità di culto, la sua verità letteraria, in un dialogico sistema di piani alterni. intendo dire che si può anche arrestare per un certo tempo, ma inevitabilmente, chi nasce poeta vedrà risorgere, (pure dopo un lungo silenzio o arresto) la sua vena in modo inaspettato. La poesia è inspiegabile, ha dalla sua la carica del suo mistero imponderabile, la bellezza e la grazia di una tendenziosità a mettersi in gioco, perchè parla al cuore del mondo, ed è il pregio essenziale, il valore assoluto  della poesia. Parafrasando Dostoevskij si può dire che: "la poesia non salverà il mondo", ma: "il mondo dovrà salvare la Poesia" se vorrà sopravviverle e salvarsi dai falsi miti, dalle temperie mistificatorie del suo delirio.

 

D: a quale tipologia di simboli corrisponde la Sua poesia?

 

D: Non c'è alcun dubbio e di tipo antropologico-filosofico, magari un po' a sfondo orfico, perché vede nel ripetersi dell'avventura umana l'esigenza di legarsi al passato e al futuro, di essere il traino per le generazioni del domani di una sua storia personale che guarda oltre lo steccato del "piccolo orticello", per agganciare l'immenso che è in noi.

 

D: pensa che i giovani di oggi siano interessati alla Poesia?

 

R: come addetta ai lavori da vari decenni, (giurie, convegni, recital, fiere letterarie) vi è un numero sorprendente di autori giovanili, (s'intenda trentenni o suppergiù) che introducono un genere poetico minimalista, portato a una revisione totalizzante della pagina letteraria che istruisce un filone scarno, dissanguato. La new age è fatta di giovani con tendenze scrittorie scarnificate, senza orpelli. Ma è pur sempre una scrittura che viviseziona l'intelletto, lo interroga, lo stimola a dare di sè un quid che lo collochi nella Letteratura,  alla Storia di un popolo. Non dobbiamo sorvegliare il metodo, né pretendere che il modello culturale sia eguale a quello classico dei nostri padri. Ogni epoca ha i suoi cultori, bisogna sorvegliare le finalità, i suoi contenuti logici, il suo linguismo, le caratteristiche che ne originano e ne dominano il suo iter. Il suo valore intrinseco, il confronto tra le epoche, i modelli, i significati lasciamoli al giudizio della Storia.



Tz, milano 7 dicembre 2011


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