17 gennaio 2014

SCONFITTA

(MENTRE IN PARLAMENTO SI LAVORA AD UN DDL CHE DECLINA LE RESPONSABILITA' PROFESSIONALI IN SANITA') Io credo sia la peggior sconfitta per una professione dover accettare che le competenze proprie debbano essere normate in previsione di errori e comportamenti irresponsabili dei propri operatori e ritengo umiliante per gli stessi dirigenti dover ammettere di aver bisogno di simili provvedimenti. Ricordo ancora il commento di una dirigente a seguito di un mio intervento in una riunione che mi sorprese e fece riflettere me ed alcune colleghe: “il paziente va assistito anche senza metterci l’anima”: è probabile ma, piuttosto che correre ai ripari “dopo il fattaccio” io continuo ad essere convinta sia meglio aiutare gli studenti, i colleghi ad assistere il proprio prossimo con scienza,coscienza ed anima soprattutto ora, periodo in cui gli ospedali stanno davvero interiorizzando il loro essere aziende e tendono a comportasi come tali in un “do ut des” ove l’obiettivo è il guadagno sempre maggiore a discapito,talvolta di come lo si raggiunge. E’ molto triste,oltre ad essere particolarmente fastidioso ( e talvolta offensivo per chi lavora seriamente), accogliere in ospedale un paziente con al seguito parenti agguerriti,tonanti minacce qualora il loro congiunto non riceva le cure necessarie prima ancora di aver salutato chi li accoglie. Ho il privilegio, come me tantissimi altri colleghi, di lavorare con una équipe medico-infermieristica di alto livello professionale ed umano: noi non abbiamo bisogno di essere minacciati da nessuno per esercitare la nostra professione al meglio,con scienza,coscienza ed anima. Siamo indenni da errori? Sicuramente no ma,l’onestà di correggerci a vicenda, di ammettere la propria momentanea difficoltà (siamo uomini e donne con le nostre difficoltà quotidiane che a volte ci portiamo appresso nonostante si sappia dovremmo dimenticarle tutte,varcata la soglia del posto di lavoro) ci hanno permesso di evitare danni ai pazienti. Ci vuole il coraggio e l’umiltà di ammettere e condividere la propria momentanea incapacità,ci vuole la sincerità di ammettere la propria inadeguatezza e la certezza di poter chiedere l’aiuto a chi è più competente ricevendo sostegno e non inutili critiche o giudizi. Ciò ritengo sia possibile solo quando l’ambiente di lavoro è adeguato alle situazioni,quando i professionisti affrontano un carico di lavoro possibile per le loro forze ed hanno a disposizione gli strumenti necessari per l’esercizio dell’assistenza e cura del paziente. Chi si fa carico di garantire che gli ospedali siano effettivamente luoghi di assistenza e cura adeguati alle richieste del paziente? A chi spetta operare in tal senso? Stiamo vivendo un’epoca in cui tutto deve essere sottoposto a vigilanza e controlli, periodo di diffidenza e sospetti che spesso prendono corpo in accuse e rivendicazioni,magari pecuniarie,spesso amplificate dai media i quali mai comunicano,ad accertamenti avvenuti,quali siano le reali responsabilità ed errori dei professionisti. Mi verrebbe da scrivere: lasciateci lavorare in pace,in un ambiente di lavoro sereno in cui non manchino mezzi e strumenti perché si possa esercitare la professione in tutti i suoi canoni e lasciate che anche l’anima trovi il suo spazio mentre il guadagno e le palanche non trovino spazi esosi di contrattazione con la salute.

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