20 agosto 2016

LA SCALETTA DI PIETRA

La scaletta a me proibita è ancora lì, intarsiata nella pietra, carica di anni di storia. Ho trascorso un'estate dopo l'altra, da bambina, ferma sul selciato ad osservare mio nonno che vi saliva: allora non c'era la boscaglia in cui inoltrarsi ma, filari di vigneti, uno sopra l'altro lungo il ripido e pericoloso pendio della montagna. Mio nonno vi saliva adagio, adagio, gravato del peso della "pompa" per dare "l'acqua alla viti" le quali, in autunno, lo avrebbero ricompensato delle sue fatiche con dolci grappoli d'uva bianca. Sempre che il cielo fosse clemente, il sole caldo in giusta misura secondo le stagioni. Io trascorrevo il tempo giocando nel prato sottostante, mi divertivo a chiamare a voce alta mio nonno per sentire la eco e osservavo il lago, in cui secondo mia nonna sarei precipitata seduta stante qualora fossi salita al vigneto e fossi scivolata, mi impadronivo quasi del profilo delle montagne sino a non riuscire più a farne a meno sino al dì d'oggi.
Chissà, magari qualcuno passando di là ora, ammesso che ti noti, si chiede che senso abbia la tua esistenza. Scommetto che i tuoi gradini profumano ancora dei chicchi d'uva scivolati dai cesti e calpestati da chi, come mio nonno, scendeva il pendio sino a te col prezioso dono.

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