14 giugno 2017

23 anni al San Raffaele

Il 14 giugno del 1994 iniziai ad esercitare la mia professione al San Raffaele. In tutta onestà, posso scrivere di essermi sempre impegnata come meglio sapevo e so fare  sia per onorare i pazienti, sia per onorare l'ospedale. Orgogliosa del mio essere "raffaeliana", ho sempre intrattenuto uno splendido dialogo col Presidente, don Luigi Maria Verzé . A lui dedicai e ripropongo un pensiero, non per un formale gesto di riconoscimento ma, perchè non ho mai rinnegato e non voglio rinnegare il mio affetto e la mia ammirazione per lui. Se il San Raffaele esiste ed è l'eccellenza che tutti conoscono, è merito suo, anche al giorno d'oggi. Troppi, dal crac finanziario , hanno saputo prendere le distanze da lui e rinnegare le loro passeggiate a braccetto con don Luigi, fra  sorrisi e moine che oggi posso valutare come falsi! Io aspetto che la storia renda il giusto merito a don Luigi; nel frattempo, mi sforzo di continuare ad onorare la sua volontà di essere d' aiuto all'uomo secondo il concetto
 cristiano di "creatura di Dio".

 PRESIDENTE
Giorni senza fine sembrano i tuoi che trascorri proiettato nell’infinito,
lavorando alacremente a favore dell’uomo.
Da sempre preoccupato di guarire o dare speranza anche al più umile degli ultimi,
hai voluto con tenacia concretizzare la tua disposizione:
mai ti sei lasciato andare di fronte agli innumerevoli ostacoli,
sempre hai reagito confidando nell’aiuto di Colui che tu dici il tuo “Socio di maggioranza”.
Da ogni luogo vengono alla ricerca di cure, tutti rimangono stupiti davanti all’imponenza degli edifici ma, che tocca il loro cuore è l’operosità e l’accoglienza di chi li riceve.
È la tua scommessa di ogni giorno: garantire il meglio a chi si rivolge a te, dando fiducia e parole di speranza a chi collabora con te.
Non lo dici ma, di certo so della tua sofferenza quando scopri l’inganno perpetrato;
non è nel tuo stile gridarlo ai quattro venti: preferisci chiuderti nell’intimità della tua cameretta per parlarne con Colui che ti ascolta davvero.
Quante volte hai dovuto indossare l’abito dell’ufficialità!
Quante volte hai di nascosto suggerito parole d’amore e di perdono a chi nemmeno conosce il senso di rispetto per l’altrui!
Quante  volte hai combattuto altero e fiero nel difendere i tuoi ideali!
Hai dovuto forse talvolta cedere e negoziare?
Questo non so.
Di certo so che tu forse non sai quanto, anche coloro che ti sono stati avversari nell’onestà di pensiero diverso, guardano ogni giorno a te e sperano,pregano che tu possa essere faro di luce ancora per lungo tempo.
Vorrei essere con te,anche per una sola volta, al centro della spianata ad osservare uno ad uno ospedale,centri di ricerca, giardini e fontane:
 vorrei poterti carpire il pensiero e l’emozione, tenerti sottobraccio per sentire il fremito di sorpresa mai spenta, vorrei saper leggere i tuoi occhi in cui scorrono i visi di chi da te ha ricevuto aiuto.
Soprattutto vorrei narrarti ciò che tu già sai dell’animo umano,
 della fatica del vivere e del morire,
dell’assistere  chi è in quel travaglio che sconfina fra l’essere e l’essere perfetto ,
accolto comunque ed accompagnato dal tuo essere pensiero attento e preoccupato.




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