24 maggio 2014

MIGRANTI MINORENNI

L’approdo di una marea di minorenni alle nostre coste mi mette a disagio. Non sono i ragazzi a turbarmi bensì le loro madri: io non riesco a non pensare a loro,a non tentare di immaginare i loro sentimenti e scopro, comunque formuli ipotesi e ragionamenti,un alto rischio di razzismo tutto al femminile voluto o favorito da uomini senza scrupoli o poco attenti,volenti o nolenti, alla potenza del pensiero. Perché una marea di donne si è resa complice di un progetto dal risultato incerto di cui i protagonisti sono i loro figli? Forse che l’amore materno non è universale ma varia,di nazione in nazione, di popolo in popolo, di cultura in cultura? Ovvero dobbiamo credere che vi siano madri per cui il non vedere crescere i figli è un processo educativo abituale, madri che non soffrono il distacco ma sono felici di sapere i loro figli in altra terra di cui non conoscono nulla e loro nemmeno sanno dove sia? Può essere più semplice supporre che qualcuno abbia promesso loro un immediato ricongiungimento familiare nel paese ricco d’approdo? Come si sono potute fidare di promesse,chi ha loro imposto di fidarsi, hanno forse già guadagnato qualche soldo? Che ruolo hanno avuto i loro mariti, i padri dei minori in tutta la vicenda? Forse che dobbiamo ammettere di essere ancora una volta di fronte a donne il cui parere, il cui dolore non conta una volta ancora nulla? Cosa facciamo noi,donne sulle sponde che accolgono ragazzi smarriti? Prima ancora di soccorrere i ragazzi, ho la sensazione che tutte noi ci si debba corazzare per non essere trafitte dalla spada della diffidenza, del dubbio e del giudizio verso altre donne. Non lasciamoci mettere in prima linea in una guerra di interessi che non ci appartiene. tz

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