16 luglio 2015

Storie di paese: ANDAVAMO IN PALESTRA ( E NON LO SAPEVAMO)

Andavamo in palestra ( e non lo sapevamo) Non è insolito, nelle soffitte e nei sotto scala delle case di montagna, abitazioni di gente dal carattere forte,poco espansiva, abituata a sacrifici e lavori simili alle loro crode per durezza e scarse ricompense, ritrovare attrezzi e strumenti di lavoro adatti, per grandezza o capienza, ai bambini di casa. Sino a qualche decennio fa, il concetto dello “sfruttamento dei minori “ non era ancora stato elaborato; i bambini venivano coinvolti dagli adulti nelle loro attività perché, loro,come genitori o nonni, avvertivano la responsabilità di formare la loro progenie alla realtà difficile del vivere quotidiano inteso come fattiva collaborazione e condivisione, non scalata al successo individuale. Certo, i bambini avrebbero preferito trascorrere più tempo giocando fra loro, allora andavano ancora di moda le camminate nei boschi e le spanciate di frutta colta dagli alberi, tuttavia non disdegnavano le vendemmie piuttosto che la raccolta dei fagioli quando,con loro, vi erano i loro amici con i genitori, a loro volta amici dei loro genitori. Forse non era ancora molto diffuso il concetto di “socializzazione” ma, in quelle case antiche,nelle stalle o nelle “casere” la “socializzazione” era garantita. Anche i piccoli o le bambine che arrivavano dalla città, ove i figli degli anziani erano emigrati per cercar lavoro, venivano educati secondo tradizione e, per loro, era un onore poter aiutare i nonni e gli adulti in quelle che, ai loro occhi, erano strane faccende e non si aspettavano alcuna particolare ricompensa o riconoscimento: il tutto era semplicemente naturale,rientrava nell’ordinamento di quel genere di vita povera e genuina. Il veloce progresso economico, il diffondersi dell’istruzione e della cultura con i suoi nuovi, evoluti parametri di sviluppo psicofisico del bambino e la definitiva condanna dell’approccio psicopedagogico della tradizione rurale, interruppero improvvisamente quel sano tramandare le tradizioni: i nonni sbigottiti vennero messi a tacere dai loro figlioli, genitori al passo con i tempi i quali abbracciarono senza se,senza ma, le nuove teorie educative : niente lavoro per i piccoli, troppo alto il rischio di “sfruttamento”! I nonni riposero, non senza qualche borbottio, i vecchi attrezzi per i bambini nelle soffitte e nei sotto scala delle case profumate di storia, certi che i tempi, prima o poi, sarebbero cambiati. Così non è ancora: i nostri figli ed i nostri nipoti ormai sono assuefatti alle palestre di ogni genere, utilizzano meglio il computer della penna stilografica ( qualcuno non sa nemmeno cosa sia una stilografica) , viaggiano in aereo raggiungendo in poco tempo ogni angolo del mondo, non importa se delle persone incontrate non ricordano nemmeno il nome: bisogna correre, bisogna primeggiare. I racconti dei nonni,raramente si ricordano e tu, ormai sulla via della vecchiaia, ti volti indietro, Sali in soffitta e recuperi quegli attrezzi custoditi con cura: è fatica pura utilizzarli! Senza accorgertene ti sorprendi a ragionare in merito a quanti muscoli siano coinvolti nell’arte di pulire le scale di legno con spazzola di saggina,straccio e secchi d’acqua ,da portare su e giù per riempirli e vuotarli dell’acqua, quante Kcal tu stia bruciando. Sorridi : mai avevi visto in quella normale attività di vita quotidiana, tipica della tradizione rurale, una rudimentale ma , quanto mai efficace palestra! Sorridi ancora di più e rivolgi un particolare pensiero al tuo personal trainer : tua nonna, ruvida donna di montagna dalle espressioni affettive centellinate e sempre misurate.

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