11 settembre 2016

SE L'INTEGRAZIONE E' UNO STEREOTIPO

E' inutile elevare proclami per convincere di una integrazione che non c'è, soprattutto portando ad esempio una via "multietnica"" quale viene presentata la via Padova di Milano. Oggi ho osservato per tempo la sfilata di rappresentanze in costumi dei vari residenti/domiciliati in quella via, impegnati nella Festa dei Popoli e mi ha   preso una profonda di malinconia: il susseguirsi di gruppi folkloristici, accompagnati da musiche tradizionali assordanti, facevano sì grande spettacolo ma, non integravano nessuno se non coloro i quali tentavano di dare un ordine di sequenza al corteo ed hanno sicuramente lavorato sodo per la realizzazione della manifestazione. Alle finestre dei palazzi, molti italiani e molti stranieri impegnati a scattare fotografie, non un applauso o un segno di partecipazione; sui marciapiedi , italiani e stranieri spesso con aria divertita, forse più interessati agli attributi ed all'aspetto fisico dei figuranti che al significato dei loro sgargianti costumi, non un applauso. Fra comunità diverse, in corteo e non, non un segno di condivisione. Di alcuni di loro, conosco corpo, anima, forse, professione di certo: impossibile negare un tuffo al cuore nel vedere con i miei occhi il loro modus vivendi, il tessuto sociale in cui sono, ahimè adagiati. Una volta ancora non ho avuto altra espressione per loro se non "la feccia dell'umanità", con sincero, profondo dolore. Non c'è integrazione over regna lo sfruttamento dell'uno nei confronti dell'altro, non può esserci condivisione di processi educativi e pedagogici ove figli ancora bambini vengono educati alla danza con fare smaliziato, fra persone dagli atteggiamenti corporei ambigui, anatomicamente bivalenti, esposti o malcelati. Tutto intorno, una babele linguistica ostile alla lingua italiana, stupita a qualche borbottio in milanese.
Non poteva, infine, mancare il solito lenzuolo  con la scritta "via Padova sempre antirazzista" teso fra due vetrine. Mi ribolle il sangue: penso a come avrei volentieri sculacciato, proprio la scorsa notte, il manipolo di sudamericani che, fino alle tre di mattina hanno suonato, ballato, schiamazzato nei giardini sotto casa impedendo ai condomini di riposare, bevendo birre su birre fornite dal negoziante il quale, nonostante l'orario di apertura esposto, chiusura alle ore 23.00, ha calato la serranda alle ore 2.45. Rivedo marciapiedi e giardinetti deturpati da ogni genere di rifiuto abbandonato insieme ad escrementi umani, cammino fra immondizia leggendo sui muri dei palazzi scritte di ogni genere. Spicca, nel sottopasso, la scritta "nessun clandestino tutti fratelli" ma, la musica che stordisce ed i costumi tradizionali dalle calzature che rimbombano sul selciato negano ogni fratellanza dando priorità all'espressione della propria identità nazionale che, forse, già questa sera, al più tardi domani, verrà drammaticamente ribadita negli scontri fra bande rivali, di etnie diverse. Milano, ferita, sincera o illusa, soffre nei cuori di chi l'ama.

Nessun commento:

Posta un commento