16 agosto 2014

SCORCI D'ESTATE

Chiamò a consiglio urgentemente fate e puffi,gnomi e principi il gran capo del villaggio fra boschi e prati sconfinato,costretto dal rumoreggiar di guerra dall’uomo sollevato. Da tempo si sentiva dire dell’avanzare di nuova gente professante il culto della civiltà incipiente,dea furbetta ed invadente che nulla volea saper del precedente. Accecati da sua giustizia,infervorati uomini stavano distruggendo del loro passato ogni frammento riducendo a grande spianata ogni sorta di zona abitata. Era guerra! Armati di ruspe e scavatori,avevan già demoliti molti dei loro valori! Case di pietra e legno,stufe e camini,polli ,gatti ed affini non eran ben visti da madama del progresso la qual per lei chiedeva ogni eccesso. Si ritrovarono nell’unica radura in una notte illuminata dalla luna principi e fate con puffi e gnomi in buon accordo per impostar difesa e riconquista .Del parlar delle fronde,del mormorio di torrenti e fiumi col gracidar di rane e rospi tennero conto e si affidarono all’occhio acuto dei rapaci ed all’udito superfino del volatile speciale per giungere all’accordo finale: senza uomo nulla si sarebbe potuto fare! Ve n’erano ancora,tutti assicuravano, della razza buona ed avveduta che della dea non tutto credean perfetto perciò puntaron tutto sul far riemergere di loro l’intelletto. Tornarono insieme ad abitare ogni angolo del casolare,dettero ordine all’esperto di nuovo il giardino seminare,canti di gioia dolci e soffusi iniziarono a dilagare:l’uomo savio ed intelligente non rimase indifferente! Rimise in ordine i progetti della mente, trovò in sé uno spazio ignoto, che credea esser lì solo per tenerlo in moto, da cui emerse gioia con rimpianto da cui improvviso prese forma desiderio impellente di riportare i ricordi alla mente! Rivisse inattesi degli avi il verbo e gli averi a cui decise di porre mano tornando a dar vita a quel borgo dall’uomo in progresso condannato al decesso. Fecero festa,gli gnomi e le fate,i principi ed i puffi insieme con gli amici animali,i torrenti ed i boschi che del loro splendore tornarono a far dono all’uomo a se stesso incapace di spiegare il gran senso di pace che da quel giorno vive verace.

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