18 agosto 2014

SOLITUDINE

Suonò con tutta la sua forza la campana dall’alto il mezzogiorno, là più in basso ,radicate fra la stradina sconosciuta, le antiche case si scossero e scricchiolarono i gradini frettolosi nell’assestarsi per sopportare il peso d’una masnada di ragazzini vocianti e dei loro genitori e nonni borbottoni con la pancia rumoreggiante, implorante polenta: presto il profumo del semplice cibo si sarebbe diffuso nelle stanze,la donna avrebbe aperto gli scuri invitando alla povera tavola imbandita. Le assi di legno dei pavimenti si tirarono a lustro già sapendo del terriccio e delle foglie secche con cui sarebbero state incrostate,nessuno sapeva che il loro era incontro d’amore,sotterfugio di decenni perpetrato nella quotidianità.Il sole era già lì,bello in vista,pronto a festeggiare con tutti loro,le vacche nella stalla attendevano il loro abbondante pasto di fieno fresco,sarebbe stato latte nutriente la sera.Giunse il rintocco della mezza dall’orologio del campanile mentre il profondo silenzio piombava improvviso fra gli scalini delusi,le assi traditei,gli scuri chiusi:nessun bimbo,nessun nonno vociarono festanti incuranti di scricchiolii e sospiri d’amore! Immobili,impietrite,le case non ressero il dolore e le scale, le assi,si lasciarono scivolare nell’inerzia deprimente che neppure lo sguardo d’affetto d’un passante poté lenire.

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