03 giugno 2016

CAMPAGNA ELETTORALE

Rispondo su Facebook
ad un commento di una ex collega in lista in uno dei municipi milanesi citando un proverbio milanese e lei mi risponde chiedendo la traduzione. Mi permetto di ricordarle la sua candidatura a Milano e, poco dopo, mi scrive che il proverbio in milanese è "dispregiativo", che lei è impegnata nel sociale e parla anche con i siriani ,il milanese mica è una lingua importante e diffusa, che da me non se l'aspettava. Ovvio che non sono stata zitta e ribadisco:
forse che è un peccato chiedere a chi si candida al governo di un municipio di una città di conoscere storia, cultura, tradizioni della città stessa, almeno a grandi linee? Anche lei è figlia di immigrati come me; possibile che non abbia mai sentito il bisogno di integrarsi nella accogliente Milano imparando la lingua cittadina?
Io sono orgogliosa di parlare il milanese con i miei pazienti lombardo-milanesi, certo uno studente israeliano CLI mi ha denunciata come razzista nei suoi confronti perchè mi esprimevo così con un paziente in sua presenza ( fa niente se cercavamo di coinvolgerlo spiegandogli ogni parola di cui il paziente sapeva storia ed etimologia), ma il benessere dei pazienti con i quali si comunica in idioma a loro più familiare ha la precedenza su qualsiasi forma di protesta.
Per concludere, visto che oggi è l'ultimo giorno di campagna elettorale, l'augurio di non agire come
"El fa come el dottor Isacch ch'el strasciava i camìs par giustà i sacch."

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