23 giugno 2016

"CHE EREDITA' LASCIAMO, DELLA NOSTRA PROFESSIONE ?"

E’ una calda giornata estiva, una primizia stagionale dell’anno accademico giunto ai fatidici esami. Anche quest’anno commissione pronta di prima mattina. Ci conosciamo tutti noi docenti e tutor, con qualcuno condividiamo un percorso da un paio di decenni, l’esperienza di una formazione secondo  il percorso ministeriale di studio dello scorso secolo a cui è seguito un costante aggiornamento, giorno dopo giorno.Ci guardiamo negli occhi, noi due;  è commozione quella che reciprocamente vi leggiamo perché noi, nel nostro cuore e nel vivere quotidiano la nostra professione, non dimentichiamo  chi quelle mura ha voluto tenacemente, chi  ci pare di sentire ancora tuonare  “Il San Raffaele non deve essere così” e ti metteva addosso una voglia di fare, di essere e di appartenere senza paragoni.
Per primo osi riflettere a voce alta: “ Che eredità lasciamo, della nostra professione?”.  Ti  guardo, fatico a nascondere una lacrima riconoscendo mia  la tua domanda, non ci siamo mai nascosti i nostri sentimenti per la professione che esercitiamo, al di là dello studio di ogni teoria più avanzata e conquista scientifica più recente.  Noi lo sappiamo. Sentiamo le voci degli studenti:  ben altra trepidazione la loro , inconsapevoli del nostro “tormento” che con loro vorremmo condividere,  quasi  trasfondere,  per vedere in loro la nostra eredità pronta a concretizzarsi.
Siete belli della gioventù  raffinata di buona società,  tanto impacciati e straordinariamente attenti  ad ogni protocollo di buona educazione,  lindi nella divisa indossata con fierezza . Ci guardate di sfuggita o con intensità, il ticchettio della biro nervosamente tenuta fra le dita,  quel lieve rossore su guance solitamente esangui  se non truccate, mucose asciutte e quasi afoni , non riuscite a cogliere suggerimenti di lieve ironia a distendere la tensione.  Lo scorrere del tempo scandito da dispettose lancette montone sino  all’esplosione dello scampanellio che pone termine all’esame, la fa da padrone.
Ci lasciate il vostro bagaglio di conoscenze , immagini del vostro agire a volte arruffato,  pagine scritte che di ognuno  testimoniano la  personalità . Voi ci dite cosa vi stiamo lasciando in eredità della nostra professione.
Grande è la nostra gioia quando constatiamo di essere riusciti a lasciarvi in eredità l’Uomo  al quale siete pronti a tendere una mano, mai a voltargli le spalle. Poiché non si fa l’Infermiere per un tempo ma, si è Infermieri  per sempre.




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