E’ una calda giornata estiva, una primizia stagionale
dell’anno accademico giunto ai fatidici esami. Anche quest’anno commissione
pronta di prima mattina. Ci conosciamo tutti noi docenti e tutor, con qualcuno
condividiamo un percorso da un paio di decenni, l’esperienza di una formazione
secondo il percorso ministeriale di
studio dello scorso secolo a cui è seguito un costante aggiornamento, giorno
dopo giorno.Ci guardiamo negli occhi, noi due; è commozione quella che reciprocamente vi
leggiamo perché noi, nel nostro cuore e nel vivere quotidiano la nostra
professione, non dimentichiamo chi
quelle mura ha voluto tenacemente, chi
ci pare di sentire ancora tuonare “Il San Raffaele non deve essere così” e ti
metteva addosso una voglia di fare, di essere e di appartenere senza paragoni.
Per primo osi riflettere a voce alta: “ Che eredità
lasciamo, della nostra professione?”.
Ti guardo, fatico a nascondere
una lacrima riconoscendo mia la tua
domanda, non ci siamo mai nascosti i nostri sentimenti per la professione che
esercitiamo, al di là dello studio di ogni teoria più avanzata e conquista
scientifica più recente. Noi lo
sappiamo. Sentiamo le voci degli studenti:
ben altra trepidazione la loro , inconsapevoli del nostro “tormento” che
con loro vorremmo condividere,
quasi trasfondere, per vedere in loro la nostra eredità pronta a
concretizzarsi.
Siete belli della gioventù
raffinata di buona società, tanto
impacciati e straordinariamente attenti
ad ogni protocollo di buona educazione,
lindi nella divisa indossata con fierezza . Ci guardate di sfuggita o
con intensità, il ticchettio della biro nervosamente tenuta fra le dita, quel lieve rossore su guance solitamente
esangui se non truccate, mucose asciutte
e quasi afoni , non riuscite a cogliere suggerimenti di lieve ironia a
distendere la tensione. Lo scorrere del
tempo scandito da dispettose lancette montone sino all’esplosione dello scampanellio che pone
termine all’esame, la fa da padrone.
Ci lasciate il vostro bagaglio di conoscenze , immagini del
vostro agire a volte arruffato, pagine
scritte che di ognuno testimoniano
la personalità . Voi ci dite cosa vi
stiamo lasciando in eredità della nostra professione.
Grande è la nostra gioia quando constatiamo di essere
riusciti a lasciarvi in eredità l’Uomo
al quale siete pronti a tendere una mano, mai a voltargli le spalle.
Poiché non si fa l’Infermiere per un tempo ma, si è Infermieri per sempre.
Nessun commento:
Posta un commento